Cieli stellati nell’arte da Nefertari a van Gogh
Starry starry night… cantava Don McLean negli anni Settanta. Lui si riferiva ai cieli stellati di Van Gogh, ma potrebbe essere dedicata a tutti i cieli notturni della storia dell’arte.
Sì perché l’idea di rappresentare un cielo trapunto di stelle (magari proprio su un soffitto, in modo da simulare la volta celeste) risale alla notte dei tempi… Una delle testimonianze più antiche, infatti, si può trovare nella tomba della regina Nefertari (1295-1255 a.C.), moglie del faraone egizio Ramses II, presso la Valle delle Regine.
Si tratta di una struttura ipogea ricoperta da più di 3500 mq di dipinti che illustrano il viaggio nell’aldilà della bella Nefertari. Tutto il soffitto è un intero cielo stellato di un intenso blu scuro.
Il significato di questa rappresentazione è collegato all’idea della morte come sonno eterno e quindi come notte, luogo e tempo in cui vivono i morti. Per gli Egizi, infatti, la notte è una presenza molto importante, è una divinità (la dea del cielo Nut) che si alterna al giorno in una lotta continua tra luce e tenebre.
Per simboleggiare la notte, Nut è rappresentata come un arco che copre la terra nell’atto di inghiottire il Sole al tramonto per poi partorirlo all’alba.
Un particolare curioso dei dipinti egizi è che le stelle sono sempre a cinque punte. Si tratta di un aspetto molto affascinante in quanto questo tipo di stella (definita anche pentagramma o stella pitagoricae associata a dottrine esoteriche) è una figura geometrica con proprietà molto particolari in quanto costruita sulla base della sezione aurea, una proporzione definita “divina” nel Rinascimento e conosciuta già presso gli Egizi.
Queste distese di stelle, generalmente, non hanno riferimenti astronomici ma in alcuni casi gli astri sono raffigurati in modo tale da far pensare a delle vere e proprie mappe stellari…
E proprio una mappa stellare è forse la rappresentazione più antica in assoluto di un cielo notturno. Mi riferisco a quel manufatto noto come Disco di Nebra, rinvenuto in Germania quindici anni fa e risalente al 1.600 a.C.
Al di là del significato astronomico, da poco decifrato, è comunque da ammirare la qualità artistica del pezzo: una piastra in bronzo di 32 cm di diametro con applicazioni in lamina d’oro essenziali ma precise, di una modernità incredibile!
Nel corso dell’arte classica è difficile trovare grandi esempi di cieli stellati. Qualche frammento fittile di epoca greca mostra il Dio Eosforo che porta la luce del mattino accompagnato da qualche sporadica stella (raffigurata in questo caso con sedici raggi).
Per ritrovare delle grandi volte ricoperte di stelle dobbiamo fare un bel salto temporale fino all’arte bizantina (V secolo d.C.) ed esplorare quel piccolo gioiello dell’arte musiva che è il Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna.
La cupola è interamente coperta da 570 stelle dorate disposte in cerchi concentrici e culminanti con la croce di Cristo. La diminuzione delle dimensioni delle stelle centrali crea quasi un effetto di sfondamento prospettico e dà l’idea, fisica e spirituale, di uno spazio infinito.
Dopo questo esempio facciamo un altro volo di circa novecento anni per ritrovarci a Padova, in un altro scrigno pieno di colore e bellezza. È la Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto intorno al 1300 con scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento.
Qui la volta a botte è interamente dipinta di blu oltremare, colore associato alla sapienza divina e ottenuto con preziosa polvere di lapislazzuli, mentre le stelle dorate ad otto punte sono leggermente in rilievo rispetto alla superficie della volta.
Quello degli Scrovegni non è un caso isolato. Nel basso Medioevo, infatti, sono molte le chiese con volte dipinte a cielo stellato (basta ricordare le crociere della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, o quelle della cattedrale di Siena o del Duomo di San Gimignano).
Nello stresso periodo si possono trovare esempi anche fuori dall’Italia, come nella tardogotica cappella di San Biagio nella Cattedrale di Toledo…
… o nella coeva chiesa di Santa Maria a Cracovia.
Della fine del Quattrocento è la testimonianza di un altro cielo stellato sulla volta di una cappella. Ma la notizia, stavolta, è quella della sua scomparsa… mi riferisco all’affresco di Piermatteo d’Amelia che ricopriva il soffitto della Sistina prima dell’intervento di Michelangelo.
Ebbene sì, un immenso cielo stellato avvolgeva lo spazio della cappella, come dimostrano disegni e incisioni dell’epoca, ma della sua scomparsa ad opera del Buonarroti ce ne siamo fatti un ragione… 😉
Pochi anni dopo, nella prima metà del Cinquecento, il Ferramola affrescherà un cielo stellato culminante nell’immagine di Dio sulla volta del romanico Oratorio di Santa Maria in Solario a Brescia.
Tuttavia oggi questo spazio è noto soprattutto per la cosiddetta Croce di re Desiderio che vi è conservata.
Degli stessi anni è un altro splendido soffitto stellato posto a copertura della Cappella Reale di Hampton Court, uno dei palazzi reali eretti da Enrico VIII in Inghilterra. Secondo lo stile dell’epoca si tratta di una complessa copertura gotica con chiavi pendule e nervature dorate.
Dal Seicento in poi questi mistici cieli stellati non saranno più presenti nelle volte per lasciar spazio ad affreschi e stucchi barocchi.
Li ritroveremo, così, in ambiti diversi. Nella scenografia teatrale, ad esempio, è celebre il grande fondale del “Salone delle stelle nel palazzo della Regina della Notte”realizzato da Karl Friedrich Schinkel nel 1815 per il Flauto Magico di Mozart.
Ma sicuramente il cielo stellato più famoso dell’arte è quello di Van Gogh del 1889. Secondo le informazioni fornite dall’artista stesso, la scena sarebbe riferita all’alba del 19 giugno (ma per la fase della Luna sarebbe invece il 23 maggio) quando il pittore poteva vedere all’orizzonte la luminosa “stella del mattino” cioè Venere (l’astro più in basso con un grande alone bianco).
La tela fu dipinta durante il soggiorno di Van Gogh all’ospedale Saint-Rémy. Qui l’artista restò sveglio per tre notti ad osservare la campagna che vedeva dalla sua finestra: silenziosa, maestosa, con quel grande cielo che la sovrastava. Un’immagine cosmica reinterpretata in chiave espressionista.
C’è una bella opera digitale di Alex Ruiz che mostra ciò che Van Gogh avrebbe potuto vedere prima di dipingere il suo capolavoro.
E poi c’è un bel video in cui le pennellate che si arrotolano attorno alle stelle cominciano a ruotare e a rispondere al tocco di una mano!
Ma questa non è l’unica notte stellata di Van Gogh. Già poco prima aveva dipinto “Notte stellata sul Rodano”, un’immagine forse meno spettacolare ma con un gioco di riflessi delle luci artificiali sul fiume che rende tutto vibrante e vitale.
In questo caso si può riconoscere in cielo la costellazione dell’Orsa Maggiore a riprova del contatto intimo che l’artista aveva con la realtà e con la natura.
Dello stesso anno sono altri due dipinti nei quali fa capolino uno scorcio di cielo stellato (Caffè di notte e Strada con cipresso e stella) a dimostrare il fascino e la magia che questo soggetto gli ispirava.
Dopo le esperienze di Van Gogh nessun cielo stellato avrà la stessa potenza evocativa. Troviamo le geometriche costellazioni di Picasso, quelle colorate e giocose di Mirò e una scura notte stellata in cui vola l’Icaro di Matisse, ma il senso di stupore e di dolcezza delle stelle di Van Gogh mi sembra insuperabile.
Oggi abbiamo perso quella capacità di meravigliarci davanti ad un cielo stellato perché non siamo più abituati ad alzare lo sguardo e cercare un contatto con l’universo (e la sovrailluminazione delle nostre città non aiuta).
Eppure la visione di quello straordinario tappeto di luci (e chi ha visto la via Lattea coi suoi occhi può capirmi) andrebbe assolutamente preservata così come quella conoscenza diffusa dell’astronomia che per millenni ha connesso l’uomo al cosmo.
Per proteggere la cultura e la bellezza della notte stellata molti hanno chiesto all’Unesco didichiarare il cielo notturno patrimonio dell’umanità ma per questioni tecniche ciò non è mai avvenuto (e qui l’ente spiega le motivazioni). Ma forse ci basterebbe insegnare ai ragazzi a ritrovare un contatto fisico con la natura, cielo o terra che sia.
Ah, dimenticavo! Questa è Starry starry night (o anche Vincent) per chi non la conoscesse 🙂
Una pagina che ho scoperto su fb bellissima interessante curiosa intelligente spiegata in modo semplice ed efficace complimenti vi seguirò con interesse e la farò conoscere anche ad amici grazie di cuore diffondere l arte la cultura sempre.
Grazie, Maria Ester. Benvenuta!
Buonasera, mi associo ai complimenti che altri lettori hanno fatto per questo articolo. Suggerisco un altro cielo stellato realizzato da i Adam Elsheimer nel dipinto raffigurante la Fuga in Egitto. Qui il link al dipinto: https://it.wikipedia.org/wiki/Fuga_in_Egitto_(Elsheimer)
Grazie mille, Nicola. Lo conservo nella mia raccolta di cieli notturni su Pinterest 🙂
Grazie, sempre più interessati questi articoli
Grazie a te.
Buongiorno,sono una restauratrice, trovo sempre belli i tuoi articoli! Vorrei permettermi di segnalarti anche il cielo stellato di Santa Maria ad Cryptas , uno dei miei preferiti. Buon lavoro.
Grazie, molto bello!
Per caso ieri sera cercavo qualcosa sulla notte e sul cielo stellato ed ho trovato questa meraviglia sull’arte! Grazie davvero! Avevo bisogno di poesia e di visioni stupende per addormentarmi serena dopo una giornata movimentata! Stefania
Grazie a te Stefania e benvenuta!
Carissima prof. Sei straordinaria.
Sono Olimpia biasi pittrice e ho dipinto dal 2010 molti notturni, tra cui ‘il cielo calpestabile'( biennale 2013), contro la ‘lottizzazione’, probabile, futura del cielo e la perdita della sua valenza culturale e poetica.
😀
Per associazione mi viene in mente la famosa frase di Kant: “il cielo stellato sopra di me e la morale dentro di me”. Complimenti… Adoro i tuoi post sempre pieni di spunti e interessanti.
Grazie per la citazione! (e per l’apprezzamento)
Semplicemente “divino” il suo articolo! Ora comprendo meglio perché amo tutte le tonalità che vanno dal blu prussia al blu cobalto chiaro , che molto frequentemente imprimo su miei dipinti ad olio su tela.
Grazie mille, Carlo! Se ami il blu c’è un articolo apposito in questo link
Grazie, veramente grazie. Tema interessante, ricco anche di approfondimenti. Un gran bel laviro
che meraviglia!!… grazie
Fascinant! Merci!
” Ebbene sì, un immenso cielo stellato avvolgeva lo spazio della cappella, come dimostrano disegni e incisioni dell’epoca, ma della sua scomparsa ad opera del Buonarroti ce ne siamo fatti un ragione… ”
Cioè???
È un passaggio ironico, caro Sandro 😉
Credo che nessuno possa lamentare la scomparsa del cielo stellato sotto gli affreschi di Michelangelo, no?
Gent.ma Prof.ssa Pulvirenti ho scoperto il Suo sito da due giorni ed è già colpo di fulmine. Complimenti. Sbirciatina fra un paziente e l’altro con la curiosità di chi la Storia dell’arte l’ha odiata al Liceo e ha cominciata ad amarla in età più matura. Peccato di Argan e merito di Gombrich forse? Ma è un’altra storia. Bellissimo questo volo nel cielo notturno. Mi permetto allora d isegnalarLe il bellissimo libro di John Barrow (cosmologo e fisico) “Le immagini della Scienza (Mondadori)”. Il terzo capitolo è dedicato alla Notte Stellata di Vincent. Barrow racconta della Galassia Vortice M51 situata nella costelazione dei Cani da Caccia e scoperta da Messier nel 1773. Ecco che passa un secolo e ilgrande astronomo e divulgatore Flammarion pubblica a Parigi la sua fortunatissima Astronomie Populaire e Barrow pensa che quel libro debba essere stato per forza letto anche da Van Gogh. Sì, perchè quella che ruota nel dipinto non può essere che lei, uguale a quella galassia che il Conte di Rosse aveva riprodotto in un disegno a sua volta riportato nel libro di Flammarion. Alcuni astronomi si sono anche chiesti se le stelle nella pasrte alta dello sfondo non riproducano la configurazione dell’Ariete sotto il cui segno il pittore era nato. Bella questa storia. Forse un po’ fantastica. Ma tendere un filo tra una dei più spettacolari abitanti del cielo e uno dei quadri più belli che abitano un suo piccolo pianeta è molto seducente. Un saluto e un grazie Marco
Grazie dell’apprezzamento e della bibliografia, Marco! Benvenuto 😀
E io ringrazio te creatura sensibilissima che dispensi LUCE a piene mani; luce che rischiara l’ anima mia dolorante e che ancora invoca dai simili il bene, la dolcezza per Tutte le creature viventi, meravigliose sintesi di intenti sublimi.
Quando nascesti tu, nacque un bel fiore
La luna s’ inchino’ nel camminare
E le stelle? cambiarono colore
colore.
C’è un colore in più;
Scusa la mia scarsa capacità con i vs mezzi di comunicazione; io provengo ancora dalla penna e calamaio.
Se queste sono scarse capacità non oso immaginare come sarebbero se fossero buone…
Grazie davvero per le bellissime parole. Sono commossa!
Aggiungo:
Sono un 88enne, quindi permeato della naturale tristezza e questo post, per me, è stato una valanga di dolcezza, un incanto e per la musica che non conoscevo e per le parole e, divine trasposizioni della realtà di Vincent, che ho conosciuto ORA.
Che meraviglia! Grazie Alberino!!!
Magnifico post: stupendo, incantevole, magnetico.
ma non ho finito…
AMMIRAGLIO non Ammiraglio perdona il refuso 🙂
A Palermo nella chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglia (La Martorana) ,patrimonio UNESCO parte del tetto rappresenta il cielo stellato , anche nella chiesa di Santa Maria degli Angeli il soffitto del transetto è ligneo, a cassettoni, ed ogni formella reca una stellina…sono entrambi bellissimi.Complimenti per il blog l’ho conosciuto solo oggi grazie ad un’amica di Milano , adesso me lo spulcio.
Grazie dell’apprezzamento e delle segnalazioni, Mirella. Benvenuta!
ciao, vorrei farti i complimenti per questo bell’articolo e chiederti qualche fonte bibliografica perchè anche io sto ragionando da tempo su questo argomento.
grazie e complimenti ora spammo un po’ il tuo articolo…ciaooo
Ciao Francesco, grazie per l’apprezzamento! Purtroppo non ho una bibliografia specifica: faccio riflessioni mie, setaccio il web e metto assieme ricordi di letture passate. Però puoi cercare il catalogo della mostra di Vicenza dedicata a questo tema 🙂
Bellissimo dall’inizio alla fine…grazie !
Grazie a te!
Bellissimi cieli trapunti di stelle e interessante articolo!
Vedere anche:
http://salamancapasoapaso.blogspot.com.es/2013/04/el-cielo-de-salamanca.html
Van Gogh nelle sue lettere a Theo scrive che “aspira alle stelle che non può raggiungere”; di certo ha aiutato noi a farlo.
Grazie per questo interessantissimo post!
Grazie, Isabel 😀
Bellissimo ed evocativo questo tuo exscursus nelle notti stellate in arte da Nefertari a Van Gogh,
magici nessi storici e poetici. grazie!
Grazie mille, Maria!
Bellissimo post, complimenti, grazie!
Ti ringrazio, Elena
Che bel modo di iniziare la giornata! 😀
L’animazione è molto suggestiva e rasserenante.
Conoscevo Starry starry nignt, ma non sapevo che fosse un omaggio a Van Gogh. Hanno fatto un bel lavoro, quindi ad accostarla alle sue opere, insieme ai versi.
Fortissimo l’arco di Nut, non lo conoscevo. Molto interessante anche il Disco di Nebra. Dunque, 1600 anni prima di Cristo, conoscevano la forma dei corpi celesti.
Insomma, anche questo post, cara Emanuela, è uno scrigno pieno di tesori da gustare un poco alla volta. Grazie! 😀
Quando scrivo questi post mi ci perdo pure io… scopro cose che neanche immaginavo 😉
Ti abbraccio
Grazie per aver voluto condividere questo contenuto. Ne farò tesoro
Grazie a te per l’apprezzamento 🙂
infatti non ci credo! :-D, ;-). Ciao
Bellissimo anche questo articolo, la tua scelta operativa di come diffondere conoscenze culturali è di alto livello. Ammiro molto la tua professionalità Emanuela.
Grazie mille!
Non ci crederai, ma la scelta dei temi è spesso piuttosto casuale… questa dei cieli mi è venuta parlando con mia figlia che stava studiando Galla Placidia per Arte e Immagine ed io mi sono ricordata che avevo conservato una raccolta di cieli stellati nell’arte in attesa di farne qualcosa! 😉