Il vento dipinto
È come la luce, inafferrabile e invisibile.
Il vento lo senti sulla pelle e lo ascolti fischiare ma non puoi prenderlo e non puoi vederlo. Eppure è una forza potente: spazza i villaggi, soffia sui mulini, piega gli alberi e spinge le vele. È vita ed energia.
Per questo il vento è considerato un dio nell’antichità.
Per i Greci il signore dei venti era Eolo. Dall’isola di Lipari poteva liberare Austro, il vento caldo del sud, Borea, il freddo vento del nord, Euro dell’est, Zefiro dell’ovest e Noto, un vento umido del sud.
Il vento non veniva rappresentato nei suoi effetti sulle cose, ma nella sua personificazione. Sempre maschile e alata. Come nei vasi e nei bronzi…
… o come nei rilievi della torre dei Venti, ad Atene.
Nel Medioevo i venti perdono la loro essenza divina e diventano simboli meteorologici. In genere sono delle faccione paffute che soffiano verso il mondo dai quattro punti cardinali.
La rappresentazione del vento torna a figura intera nel celeberrimo quadro di Botticelli con la Nascita di Venere (1485). Sulla sinistra il vento Zefiro e la brezza Aura soffiano sulla dea per spingerla fino alla riva di Cipro, come narra il mito.
I lunghi capelli biondi svolazzano verso destra e il mantello che una ninfa porge a Venere è gonfio d’aria. Eppure non c’è la sensazione fisica di questa corrente. Tutto appare fermo e armonioso. Solo alcune linee che escono dalla bocca dei due venti, alla maniera medievale, e le guance gonfie di Zefiro danno l’idea della folata che investe la dea.
È un vento che dà solennità ed eleganza anche quello che investe Napoleone a cavallo nel dipinto di Jacques-Louis David del 1801. Provate ad immaginare la scena senza vento: il mantello pesante sulle spalle del condottiero, la criniera e la coda dell’animale dritti verso il basso. Perderebbe metà della sua enfasi.
Il vento come fenomeno naturale interessa poco. Solo il nostro buon Leonardo, patito di osservazioni dal vero, ha cercato di rappresentare il vento senza ricorrere alle antiche personificazioni. Nei suoi schizzi della fine del Quattrocento le piante si piegano, le raffiche si avvolgono in turbini e le linee suggeriscono il movimento dell’aria.
Una passione simile per le forze della natura si ritrova solo nell’Ottocento, quando il Romanticismo scopre l’emozione del paesaggio tempestoso, come abbiamo già visto per la rappresentazione delle onde marine. E proprio il mare, nella prima metà del secolo, è il luogo dove soffia il vento più impetuoso.
Dalla seconda metà del secolo il vento è spesso associato all’immagine degli alberi completamente piegati dalle raffiche. Diventa così per la prima volta protagonista dell’opera d’arte.
Sembra quasi di sentirlo stormire. Sembra di sentire addosso brividi di freddo. Come quelli che ci vengono nel vedere le donne parigine che trattengono la gonna mentre gli uomini tengono stretto il cappello nei dipinti di Jean Béraud (1849-1935). Un vero specialista in giornate ventose tra le strade della capitale francese.
La donna con le vesti gonfie d’aria, d’altra parte, era un tema piuttosto frequentato…
… talmente frequentato da diventare una nuova personificazione del vento, come la bellissima Borea del preraffaellita John William Waterhouse (1902).
All’elegante Borea somigliano molto anche Miranda (1916) e Colpo di vento (1902), sempre di Waterhouse.
C’è qualcosa di mitico nel vento che avvolge queste figure. Mi fa venire in mente il vento che trascina Paolo e Francesca nel loro girone infernale…
… o quello che avvolge un’altra storia d’amore tormentata, quella tra il pittore Oskar Kokoschka e Alma Mahler, raffigurata ne La sposa del vento (1914).
Molto più prosaico è il vento che asciuga i panni o solleva dei drappi per aria.
Persone nelle strade ventose e biancheria svolazzante sono temi tipici anche della fotografia.
È vento che entra negli spifferi sotto le porte, vento che soffia nelle piazze. Vento che rompe finestre e porta voci lontane, come canta Pino Daniele…
Ma c’è anche un vento lieve, quello che smuove le tende. È una brezza buona, porta il profumo del mare, rinfresca i pomeriggi d’estate. Non c’è altro nel quadro di Andrew Wyeth “Vento dal mare” (1947) se non una finestra piena d’aria.
Ed è così che mi piace l’arte. Quando racconta cose piccole, cose ordinarie, anche cose che non si vedono e che sfuggono tra le dita, come l’aria e come il vento, e le trasforma in perfezione.
Splendido pezzo. Adoro il vento. Come giornalista cercavo notizie particolari in questi giorni per raccontare il vento in occasione della sua giornata mondiale. Tu lo hai fatto in modo meraviglioso.
Grazie mille, Elisabetta 🙂
bellissima descrizione grazie
meravigliosa descrizione e’u piacere sentirti raccontare grazie
Bellissima questa rappresentazione del vento,attraverso le performance di pittori, poeti,cantanti e miti dell’antichità.
Grazie
Sei sempre brava ed originale. E il dipinto ultimo della tenda trasparente alla finestra mossa dal vento è bellissimo.
Ti ringrazio, carissimo.
che bello grazie!
🙂
Sono fortunati i tuoi allievi.Grazie.Ho letto e visto con grandissimo piacere.Questo testo e i quadri sarebbero piaciuti anche alla mia mamma che portavo alle mostre e diceva “che bei quadri “mi piacerebbe comprarne uno!
Grazie Giuseppina
Ciao Emanuela, sapresti indicarmi qualche testo o articolo che parla della rappresentazione dei venti nel periodo MEDIEVALE?
Ciao Pier Paolo, purtroppo non conosco nulla di specifico. Le immagini che ho inserito nell’articolo le ho trovate cercando su Google “winds illuminated manuscript” ma non corrispondono a testi di approfondimento.
Ottimo ! Talmente bello esaustivo e poetico che lo condivido ! Grazie
Grazie mille, Marisa!
Cara Emanuela,
non ci conosciamo, sono una tua omonima che si fa chiamare Emma e che insegna Arte come te…da due anni…e ti capisco molto bene…I ragazzi non sempre mostrano interesse e mi invento di tutto…comunque il vento è un elemento che affascina molto anche me e questa tua trattazione mi ha piacevolmente sorpresa! ti seguo da poco e mi piace molto leggerti. e’ come se parlassi con qualcuno che mi capisce. Grazie!!!!
Emma
Grazie a te e benvenuta!
Poetico! grazie. Enrica
Meraviglioso questo post. Davvero fortunati i tuoi studenti, ad avere un’insegnante che sa vedere e mostrare la bellezza, osservare con curiosità e creatività il mondo, e legare con un filo sottile e delicato opere apparentemente distanti tra loro.
Ti seguo con grande ammirazione ed affetto.
Buon tutto,
Erika
Ti ringrazio, Erika. Purtroppo quello che faccio è costantemente bistrattato nella mia scuola. Per questo scrivo: per raccontare l’arte a chi vuole ascoltarla.
NOoo… non posso crederci
Semplicemente stupendo!
Bello! Bello davvero! Grazie, Maria
Grazie a te!
Quanta poesia in queste opere e quanta magia nell’assemblarle!
Grazie 😀
quadri stupendi lezione illuminante altissime fantastiche realizzazioni
Grazie!
Meriteresti dieci ma dato l’argomento ti do venti senza neanche pensarci.
ah ah ah ah
Fantastico!
Sempre interessante!!! Grazie.
Grazie a te.
Sempre illuminante! La ringrazio.
🙂
Cara Emanuela,
non ci conosciamo e non ricordo come ci sono arrivata… ma ti assicuro che la tua newsletter è sempre un piacevole appuntamento che aspetto con interesse e curiosità.
Complimenti vivissimi per la grande competenza -a tutto tondo- e il coinvolgimento che riesci a suscitare in me ma sono sicura anche in tutti quelli che ti leggono, sul mondo affascinante dell’arte.
Cordialmente,
Roberta Ceolin
Ti ringrazio Roberta.
Condivido perfettamente il giudizio. Se non ci fosse , dovremmo inventarla questa forma di spiegazione del’arte. Veramante straordinario.
Magnifica trattazione! E poi sempre originale…l’ho anche condivisa. Grazie
Grazie, carissima!