Arte allo scanner
Se ne vedono sempre meno visto che, per acquisire documenti, si può usare la fotocamera del cellulare. Eppure c’è chi riesce a usare lo scanner in modo sorprendentemente creativo facendone una macchina fotografica un po’ speciale:
basta appoggiare sul vetro alcuni oggetti et voilà, un’opera del tutto inaspettata.
Una volta lo facevamo con la fotocopiatrice. Quanti di noi non hanno mai provato con la propria mano (o con altre parti del corpo…)?
Certo il risultato non era particolarmente entusiasmante dal punto di vista artistico, per cui l’esperimento finiva là. E tuttavia, anche con la macchina per fotocopie, c’è chi ha fatto capolavori. È il caso di Bruno Munari con le sue Xerografie (da Xerox, la marca delle prime fotocopiatrici).
Si tratta di lavori degli anni Sessanta realizzati spostando oggetti e fotografie durante la fase di scansione. E già c’è un abisso tra quello che credevamo il limite di una fotocopiatrice e i risultati di cui è stato capace!
Dall’altra parte dell’oceano, intanto, Andy Warhol realizzava il primo autoritratto fotocopiato. Era il 1969 e quello strumento di duplicazione infinita a bassa qualità era quanto di più pop ci potesse essere (tant’è vero che le immagini che duplicava con la serigrafia venivano precedentemente ‘degradate’ attraverso la fotocopia).
In verità questi non sono stati i primi casi di immagini realizzate per contatto. Man Ray, artista dada e surrealista, aveva già cominciato nel 1922 poggiando oggetti sulla carta fotografica perché ne restasse la sagoma chiara dopo l’esposizione alla luce (che avrebbe annerito tutto il resto).
Con quel tantino di egocentrismo tipico degli artisti li chiamò rayogrammi.
Ma se vogliamo non è nemmeno lui l’inventore del fotogramma (termine che, oltre al significato cinematografico, indica anche la fotografia ottenuta posando oggetti sulla carta).
I primi esempi risalgono agli anni Trenta dell’Ottocento, quando l’inglese William Henry Fox Talbot (inventore del processo negativo/positivo) posò foglie e piante su carta spalmata di sale e nitrato d’argento. Non era altro che un’ombra, sebbene chiara su fondo scuro. Per questo Talbot la chiamò sciadografia (shadowgraph, in inglese).
Ma Talbot era interessato più al processo chimico che alla composizione. Non c’è una volontà artistica dietro le sue immagini, anche se la semplicità e l’eleganza dei suoi lavori ci impressionano ancora oggi.
Ecco, oggi. E qui torna in ballo lo scanner che, come quella primitiva carta fotosensibile, cattura la forma di tutto ciò che viene posato sul vetro. Ma la differenza è notevole: è a colori, non coglie solo la sagoma ma anche ciò che c’è al suo interno e non perde la tridimensionalità.
È una tecnica vera e propria, tanto da meritare anch’essa un nome: scanografia.
Sembrano fotografie, ma tutto resta sospeso e sovrapposto, in un modo che un normale scatto non potrebbe mostrarci.
Quelle che trovo più affascinanti sono le opere di Ellen Hoverkamp. Lavorando quasi esclusivamente con i fiori, realizza nature morte di rara bellezza con la nitidezza di un dipinto fiammingo e l’eleganza compositiva da erbario ottocentesco.
Eccola nel suo studio mentre dispone pazientemente fiori e foglie sullo scanner.
Ma il soggetto più frequente delle scanografie resta l’autoritratto. A volte con la faccia pressata sul vetro, altre volte con la sola punta delle dita e i capelli.
Esercizio interessante per raccontarsi in modo inconsueto. Soprattutto se ci si circonda dei propri oggetti preferiti. È da questa idea che nasce il progetto collettivo Face Your Pockets: creare il proprio autoritratto allo scanner dopo aver rovesciato sul vetro il contenuto delle proprie tasche o della borsa.
Un’idea da ripetere, no? Io intanto ho provato con quello che ho sulla scrivania…
Sembra un gioco, ma c’è da lavorarci parecchio perché la composizione funzioni.
E voi che aspettate a provare?
Presto, il 27 di aprile 2019, a Firenze presso il Gruppo Donatello in via degli artisti 2r, farò una personale, insieme ad un’altra artista, dedicata interamente alla fotocopia come mezzo espressivo multiplo e quindi vendibile a basso prezzo. Tutte le fotocopie circa 17, misurano ciascuna cm.61×91 e pertanto sono ingrandimenti di “matrici” più piccole a volte di pochi centimetri. Il risultato è sorprendente, anche per me stesso.
L’idea di utilizzare uno scanner per “un’operazione” di questo tipo è stata sempre presente nei miei pensieri, forse è il caso di cominciare 🙂
Ti sorprenderai!
Hai assolutamente ragione! 🙂
🙂
Perfetto! cercavo proprio un’idea alternativa al solito disegno con le “foglie autunnali”. Pertanto raccoglieremo presto le foglie che cadranno dagli alberi, le sisetemeremo ad arte sullo scanner e ogni bambino aggiungerà una porzione di viso. DOMANDONA 1: meglio chiedere di tenere gli occhi chiusi giusto? DOMANDONA 2: occorre stendere un telo sopra agli oggetti/persone prima di azionare l’apparecchio?
Grazie dell’idea!
Paola
Bene! Direi di tenere gli occhi chiusi oppure di dirigere lo sguardo fuori dallo scanner (comunque non penso che possa danneggiare gli occhi). Se si mette un telo si crea uno sfondo diverso da quello scuro che appare normalmente. Si può fare una prova con il telo e una senza e valutare il risultato 🙂
Fantastico! Bellissima anche l’analisi storica del “fenomeno” 🙂
Grazie, Adriana.
Gran bella idea! L’autunno è il momento giusto per mettersi all’ opera utilizzando le foglie.
Perfetto!
Sempre geniale! Grazie
Ti ringrazio!
Ciao Emanuela. Mi piace molto l’idea delle nature morte. Molto suggestive…sto pensando anche a quanti oggetti raccogliamo nell’arco delle nostre vacanze…anzi della nostra vita, quasi come un diario di viaggio, potrei proporre ai ragazzi di cercare in casa, di solito questi oggetti si raccolgono in un cassetto, quello che tutte le famiglie hanno nell’ingresso di casa…sarà sicuramente una ricerca creativa. Grazie per lo spunto. Colgo l’occasione per augurarti un buon rientro a scuola. A presto.
Bella idea, scansionare i ricordi…
Grazie e alla prossima!
Super bellissimo! Adesso mi organizzo e ci provo anch’io.
Grazie,Emanuela
🙂
Sempre molto interessante.Grazie
bello stimolo, grazie
Grazie a te.
Bellissimo
Divertente provo subito.
🙂