Cogli l’attimo… uno scatto rubato alla Degas!
Degas è uno strano impressionista: dipinge in atelier invece che en plein air. Preferisce scene di interni invece dei paesaggi e delle strade piene di gente. Usa il nero, il disegno preparatorio e la linea di contorno che i suoi colleghi avevano abbandonato.
Ma come gli altri è interessato agli svaghi della borghesia (in particolare la danza) dei quali cerca di cogliere l’atmosfera e la gestualità con una pennellata veloce, imprecisa. Con l’ immediatezza tipica della fotografia.
Non è un caso dunque che verso gli ultimi anni dell’Ottocento Degas inizi a usare una macchina fotografica per preparare la scena da dipingere. Con quella vuole cogliere l’attimo vero. Non quello artificiale della pittura impressionista, che per quanto rapida non poteva mai fermare realmente il divenire ma solo simularne gli istanti.
Ecco alcuni dei suoi scatti dedicati alle danzatrici. Non pose studiate, ma momenti non ufficiali, dietro le quinte dello spettacolo, nei camerini, a lezione.
Proprio da queste tre foto ha ricavato un pastello con tre ballerine dagli abiti blu che appaiono naturali e spontanee. Come in uno scatto rubato.
È stato abbastanza ovvio proporre ai miei studenti di lavorare su Degas attraverso lo stesso esercizio fotografico fatto dal pittore. Dunque osservare le persone, coglierne i gesti più spontanei senza che si accorgano di essere riprese. Magari fare un bianco e nero per puntare l’attenzione su questi elementi piuttosto che sui colori dell’ambiente.
Basta ispirarsi ai grandi fotografi del passato, che di scatti rubati ne sapevano già tanto!
E questi sono i lavori che hanno prodotto.
Sembra facile fare questo tipo di foto. Eppure per chi è abituato a farsi i selfie non è così semplice. Dirigere la fotocamera verso il mondo, invece che verso se stessi, richiede anche un’attitudine mentale: guardare gli altri, esserne incuriositi, immaginare la loro storia. Immedesimarsi.
Per completare l’esercizio mancherebbe giusto di dipingere quelle persone. Ma questo ai miei studenti lo risparmio…
Che ne dici?
http://elisasantambrogio3.blogspot.com/2019/11/omaggio-degas.html?m=0#comment-form
Grazie per le idee condivise!!!
Finalmente ho pubblicato i lavori, grazie Emanuela!!!
https://elisasantambrogio3.blogspot.com/2019/11/omaggio-degas.html
A presto Elisa
Ma che bravi! Ottimo lavoro Elisa 😀
Carissima Emanuela ho molto apprezzato questa lezione e vorrei rubarti l’idea. Infatti con le classi terze stiamo appunto studiando gli impressionisti, intanto osservano e interpretano con la tecnica delle tempere alcune opere dei grandi maestri, poi potrei proporre quest’attività che sarà senz’altro accolta con entusiasmo. A presto e ancora grazie
Ma certo Antonietta, ruba pure! E se ti fa piacere mandami i risultati 😉
Un’iniziativa molto interessante che mette in correlazione la fotografia con la pittura. Gli scatti dei ragazzi sono veramente suggestivi e rientrano anche nel filone della street photography. Complimenti 🙂
Grazie, Gianpaolo!
Altra bella iniziativa, apparentemente semplice e invece molto complessa da “portare a casa”.
La forza di uno scatto rubato è nella sua naturalezza.
E’ incredibile il cambiamento posturale ed espressivo di un soggetto quando gli si chiede di mettersi in posa, il corpo si irrigidisce, le mani non trovano collocazione, il sorriso è forzato, ecc.
Qualche anno fa, frequentando un corso di fotografia, ho avuto modo di sperimentare la differenza tra “scatto rubato” e “scatto in posa” e devo ammettere che sono incredibili, in particolar modo quando la persona fotografata è uno/a sconosciuto/a.
Qualcuno riesce in qualche modo a trovare una impostazione abbastanza naturale ma, nella maggior parte dei casi, l’imbarazzo è la prima cosa che si coglie nello scatto.
PS: Emanuela, sperando di non disturbare troppo, ti invio un paio di “pose” che ho scattato durante una manifestazione.
Davide
Uauuuu! Bravi i tuoi studenti! Voglio proporlo anche ai miei di terza media ; ) Grazie!
A presto. Elisa
😀
Grazie, Manuela. La fotografia per bloccare un attimo è veramente uno strumento prezioso, lo hanno capito anche gli Impressionisti e i tuoi studenti che sono riusciti a imitare molto bene gli scatti rubati alla maniera di H.C. Bresson…aggiustando il punto di ripresa naturalmente. Altro che autoscatti, la fotografia è molto altro. Ma tu lo hai ben spiegato più e più volte in Didatticarte. Come sempre grazie.
Luisa
Grazie a te, carissima!
molto interessante !
Complimenti un bellissimo e interessante progetto
🙂
Non è la prima volta che mi trovo in sintonia con una tua iniziativa! Pensa che ho usato quegli stessi scatti di Degas in una lezione su “essere comunicatori” nel mio corso di “Comunicazione d’impresa” alla Sapienza invitando, proprio come hai fatto tu, a “girare” la fotocamera, soprattutto quella mentale, verso i nostri interlocutori.
Se mi mandi la tua email, recupero quelle tre/quattro slide e te le mano…
E se vieni a Roma, fammelo sapere.
Buona giornata!
Grazie Marco! Puoi scrivere a info@didatticarte.it 🙂
Fatto. Scusami, mi ero “perso” la risposta!
🙂
D’accordo su tutto Manu, soprattutto le considerazioni finali. Mi fai venire in mente Gerhard Richter di cui ti lascio lo spunto per una riflessione su fotografia e pittura attraverso questo link: https://www.gerhard-richter.com/it/quotes/subjects-2/photo-paintings-12
Grazie! Quel Richter è quello che conosco meno. Una bella lettura.