Cosa raccontano i colori dei dipinti?
È stato studiando Annibale Carracci (1560-1609) che mi è venuta l’idea di confrontare le tavolozze dei suoi dipinti. Le sue opere, infatti, mostrano un’evoluzione cromatica sorprendente, quasi si trattasse di autori diversi, e volevo vederci più chiaro.
Allora ho estratto dei campioni di colore caratteristici dei vari dipinti. Nulla di scientifico, solo una selezione fatta a occhio, con il contagocce di Photoshop. Ma alla fine davvero illuminante. Valutate voi.
Se con il Mangiafagioli Annibale si muove tra colori terrosi, caldi, poco saturi, con le opere della maturità si lancia su tinte sempre più sgargianti accostate con forti contrasti.
Avevo già fatto una ricerca simile con la Deposizione di Pontormo (1494-1557). Non per studiare i progressivi cambiamenti di tavolozza ma per estrapolare le coppie di colori adiacenti. Scelte inusuali e a volte stridenti, degne di un moderno color designer.
E così, quando sono stata invitata, come ogni anno, a tenere un workshop all’Accademia di Belle Arti di Palermo, ho pensato di proporre agli studenti di Didattica dell’arte proprio il tema della tavolozza d’artista. In pratica analizzare l’opera d’arte concentrando l’attenzione sui colori utilizzati (ma tutti gli altri aspetti, ovviamente, vanno conosciuti, altrimenti i colori non ci racconteranno nulla).
Ho mostrato loro diversi casi. Ad esempio queste tabelle comparative sui colori di interi periodi artistici. A colpo d’occhio danno già l’idea di un Rinascimento di colori sereni, un Barocco di tinte cupe e accese e un Impressionismo di toni freschi e luminosi.
Ho mostrato anche le tavolozze ricavate dai singoli dipinti, come queste di Degas…
… o queste di Michelangelo e Caravaggio.
Abbiamo visto come questo esercizio di estrapolazione cromatica venga fatto anche sulle foto, per creare delle palette utili ai grafici nelle loro creazioni. Le più belle sono sicuramente quelle di DesignSeeds.
Più “professionali” sono gli studi proposti dal sito Cultorweb dove la tavolozza è più estesa e ogni colore è accompagnato dal relativo valore nella scala cromatica HTML.
La visualizzazione della tavolozza in genere è una tabella di colori con quadrati o rettangoli. Ricorda un po’ certe palette di ombretti…
Ma esistono anche altri modi per graficizzare i colori di un dipinto. Arthur Buxton, ad esempio, li ha raccolti in diagrammi a torta, in modo da indicare anche la percentuale di ogni colore.
Naturalmente senza il dipinto di riferimento non sono particolarmente utili, ma se usati per confrontare tra loro gli autori, possono comunque servire a farsi un’idea dello stile e del carattere dell’artista.
Un concetto simile ai diagrammi a torta è quello di Year of color, un’applicazione online che permette di scoprire i colori prevalenti nelle foto dell’ultimo anno del proprio profilo Instagram. Ecco alcuni dei miei scatti…
Ed ecco il diagramma dei colori. Pare che io abbia una preferenza per toni neutri, tinte poco sature e una scala cromatica fatta di beige e marroni, con qualche azzurro e pochi rossi.
A questo punto ho dato il “compito”. Tre ore di tempo per un lavoro di gruppo da presentare alla fine del pomeriggio agli altri partecipanti.
Eccoli tutti al lavoro, mentre scelgono l’artista e le opere da analizzare.
Nel frattempo mi sono messa a cercare sistemi automatici di estrazione delle palette, con applicazioni online o per smartphone. E ne ho trovate tante!
Ad esempio Color Viewfinder, un’app che consente di scegliere quanti campioni di colore visualizzare, dove disporli e anche se mostrarli con rettangoli tutti uguali o secondo la proporzione presente nell’immagine. Unico limite: la figura viene ritagliata in formato quadrato e i tasselli ne coprono una parte.
Come applicazioni da usare online su browser ho trovato invece Color Palette FX, un pratico sito dove basta caricare l’immagine da analizzare per ottenere un’ampia tavolozza di colori.
Ma esiste anche Canva, che dà meno colori (manca il verde della tovaglia di Marat!) ma li descrive meglio.
È chiaro che ci sono molti limiti in questo esercizio. Il primo di tutti è il fatto che lavoriamo su immagini trovate sul web la cui fedeltà cromatica all’originale è spesso discutibile. Il secondo è che in ogni dipinto ci sono, in realtà, migliaia di colori tra tinte di base e sfumature: selezionarne una decina è una forzatura che può risultare arbitraria.
Ma allora perché lo facciamo?
Perché comunque, pur con tutte le riserve del caso, ci permette di mettere a fuoco un aspetto difficile da estrapolare osservando l’intero dipinto. Là ogni colore viene percepito in relazione a quelli adiacenti, mentre se abbiamo modo di osservarlo separatamente ne possiamo ricavare informazioni molto utili, scoprendo addirittura tinte inaspettate.
Ecco alcuni momenti della presentazione finale.
L’esercizio ha funzionato. I gruppi sono riusciti a raccontare il percorso artistico di tanti pittori osservandone con attenzione la tavolozza e attribuendo a quei colori un senso di volta in volta, artistico, storico, concettuale, simbolico. Ecco, ad esempio, l’evoluzione di Malevič dall’Impressionismo all’assoluto dei toni di bianco.
E poi, come sempre, l’esercizio ha stimolato l’osservazione. Dettagli, sfumature, sfondi. Nulla è passato inosservato nell’operazione di scandaglio su ogni pennellata del dipinto.
Perché a guardare siamo tutti capaci, ma a vedere si impara.
Bellissimo studio…
Nooo! Scoprire che “Quadrato bianco su fondo bianco” è fatto anche di azzurro e di grigio è uno shock oppure il titolo è un bluff!
Ahi ahi, prof. Delle tonalità di bianco ho già scritto nell’apposito articolo. Vuol dire che non hai studiato!
Un post meraviglioso, capace di ispirare chiunque. Grazie mille, Emanuela Pulvirenti, come sempre!
Grazie a te!
Un approccio particolarmente indicato in un’Accademia d’arte!
Davvero illuminante, grazie!
Io ho proposto una lavoro di analisi cromatica a tempere di paesaggi fotografati (http://elisasantambrogio3.blogspot.com/2013/04/i-colori-del-paesaggio.html)
Bellissimo, Elisa. E anche difficile, perché per ricreare una certa tinta a volte non si capisce quali tempere occorre mescolare. Complimenti a te e alla classe!
Una bellissima analisi frutto di una grande attenzione, complimenti!
Grazie, Matteo.
Grazie a te Emanuela, ci dai sempre degli ottimi spunti!
Molto interessante questo tipo di analisi.
Forse per il quadro di Marat, quel dark Khaki potrebbe essere quello che corrisponde più o meno al verde della stoffa.
Sì, può essere 🙂
Interessante approccio, grazie!
🙂
Si, lo reputo anche io molto interessante 🙂
una lezione interessantissima unita alla consapevolezza dell’abisso che c’è tra guardare e “vedere”. Le sono riconoscente per avermi condotta in questo cammino cromatico e per le scoperte che ho potuto fare. E’ sempre un grande piacere leggere i suoi interventi. Ancora un grazie di cuore.
Grazie mille!
“a guardare siamo tutti capaci, ma a vedere si impara”, specialmente se ci si fa guidare da te 🙂
Grazie, carissima!
Concordo sulla bravura e l’importanza di questi lavori ! Solo un appunto: dissento sul significato attribuito a vedere: io distinguo tra vedo, guardo, osservo. In cui vedo è il grado base di chi non è accecato…
Grazie per l’apprezzamento Cristina.
Quanto ai verbi, non siamo noi a decidere il loro significato. Io seguo le definizioni date dal dizionario Treccani https://www.treccani.it/vocabolario/guardare/
Interessantissimo e stimolante . Farò una ricerca analizzando i colori delle mie opere, penso che mi sarà molto utile . Grazie
Bene! Buon lavoro, Marino.
Stupefacente come al solito. Complimenti!
Grazie
un esercizio molto stimolante!
grazie. 🙂
🙂
Ciao Emanuela. Ho letto con curiosità questo approccio all’uso del colore degli artisti. Hai analizzato con perizia scientifica e il risultato è interessantissimo. Un altro modo oggettivo di leggere le opere d’arte. Anch’io sono sempre rimasta affascinata dall’uso del colore dei Manieristi a dir poco degni delle avanguardie moderne. Davvero spettacolari.
Come sempre grazie per il tuo lavoro.
Grazie mille, come sempre, Luisa!
senza parole….solo colori!!!!!
😀