Non è di Klimt!
Il povero Gustav si rivolta da anni nella tomba, nel cimitero di Hietzing a Vienna.
Perché, non contenti di aver trasformato nel merchandising più kitsch le sue creazioni più famose…
… ultimamente abbiamo cominciato ad attribuirgli opere che non sono affatto sue (e alcune non sono neanche degne del suo livello) o a storpiare quelle originali.
A quest’ultimo caso appartiene l’assurdo caso di “Madre con gemelli”, spacciato per un dipinto di Klimt e addirittura venduto in apposite stampe, come si può osservare sulla pagina di Amazon.
Sì, Klimt c’entra. Ma c’entra con un dipinto nettamente diverso: Le tre età della donna (1905), un’allegoria della vita femminile nella quale sono presenti due donne a figura intera ma soprattutto la bambina è una sola!
Avere duplicato la piccola con Photoshop e tagliato via la donna anziana ha stravolto il senso di quel dipinto: la dolcezza della maternità velata della malinconia del tempo che consuma ogni cosa.
Un caso celebre di falsa attribuzione, ormai talmente virale da non essere più arginabile, è quello del modesto dipinto “Larmes d’or” di tale Anne Marie Zilberman, autrice di quadri a tema femminile ispirati al maestro della Secessione Viennese.
Anche questo è ampiamente commercializzato come opera di Klimt, ad esempio su Etsy.
Ma basterebbe un minimo di conoscenza del suo stile per rendersi conto che non può essere suo.
Quelle labbra scure e carnose, quell’uso pasticciato della foglia d’oro, quelle spirali un po’ acciaccate formate dai capelli… come si possono confondere con elementi di Klimt? Diamo un’occhiata anche alle altre tele di questa pittrice.
Non ci sarebbe neanche bisogno di confrontarle con quelle di Klimt, vista la distanza abissale, ma giusto per rendercene conto osserviamo le differenze: lui non dipinge mai primi piani di volti né questi appaiono così pesantemente disegnati o atteggiati in modo stucchevole, i capelli sono trattati in modo naturalistico e l’anatomia del corpo umano è sempre impeccabile.
Non è di Klimt neanche quell’albero con prato in fiore costantemente indicato come suo. È di Phil Greenwood, stavolta un buon pittore con il quale la confusione è più che giustificata.
In effetti ricorda i numerosi giardini fioriti di Klimt, dove foglie e fiori si polverizzano in migliaia di puntini. Ma nei dipinti di Klimt non è mai così evidente la profondità prospettica o il disegno dei tronchi in quanto la sua pittura tende a trasformare il paesaggio in una superficie musiva fatta di piccoli tocchi di colore.
Scrivendo Gustav Klimt su Pinterest ci possiamo imbattere in altre false attribuzioni come questo laghetto con barca a remi in controluce (dipinto invece da un certo Ton Dubbeldam).
Potrebbe indurre in errore il trattamento della superficie dell’acqua, realizzato per piccoli tocchi (un po’ come i giardini visti sopra) e l’effetto del riflesso scuro.
Ma Klimt, oltre a non usare quei colori, non ci avrebbe mai messo una barchetta. La presenza umana è quasi sempre assente o, se c’è, è pressoché invisibile.
Hanno attribuito a Klimt persino questa fotografia di fiori (lavorata con qualche filtro sembra un dipinto).
E invece è uno scatto preso da un articolo dedicato al London’s Olympic Park, un luogo per lo sport circondato da un prato pieno di fiori colorati, pensati apposta per produrre una continua fioritura multicolore.
Certo, a prima vista può ricordare certe distese di fiori klimtiane, ma lui non avrebbe mai dipinto in modo così chiaro i singoli petali e gli steli, né dato l’evidente effetto di profondità ottenuto nella foto.
Ecco come dipingeva i fiori Gustav Klimt. Macchie materiche di colore, forme semplificate, pochi dettagli.
I casi sono ancora tanti, ma non vale la pena analizzarli tutti.
Vi faccio quindi solo una raccomandazione (che vale anche per le notizie, non solo per i dipinti): condividete sempre con prudenza, verificate le vostre fonti con la ricerca inversa, segnalate quando sapete che un’opera non è correttamente attribuita.
Fate un favore all’arte, quella vera! 😉
E poi, scusate l’occhio clinico, in quei dipinti manca una componente fondamentale: la resa materica e traslucida delle paste cromatiche utilizzate da Klimt, che fanno vibrare i suoi dipinti come i mosaici bizantini (effetto voluto dall’artista)….nelle riproduzioni dei suoi originali è già fortemente penalizzata, nei falsi è castrata e gli artisti che lo scimmiottano o non sono padroni della tecnica o non hanno mai visto le sue opere dal vivo….mi ricordo la mia prima volta a Vienna…sono rimasto ore ad ammirarlo e a cercare di fotografarne i dettagli visti in diagonale….inutile…come inutile è cercare di riprodurre il rosso Tiziano (quello che viene così definito non ha niente a che vedere con l’originale, andate a vedere l’Assunte dei Frari…) o riprodurre il graffiante aspro materico di Bacon (pure qua ho gettato la spugna…mostra London Squad a Roma…non mi è venuta una foto giusta…o beccavo solo i granelli di sabbia o rendevo il solo aspetto graffiante, mentre dal vivo i suoi dipinti spappolano l’anima…).
E un dipinto di Klimt esposto a Palazzo Belvedere a Vienna
A cosa ti riferisci, Giorgio?
L’opera di Phil Greenwood oltretutto è una stampa a colori da incisione, e da quello che mi risulta Klimt ha fatti moltissimi disegni, ma incisioni no.
Neanche a me. Ma bisogna aver studiato per riconoscere una stampa da incisione e per sapere che Klimt non ne ha fatte. E proprio lo studio è il grande assente dal mondo della condivisione compulsiva sui social!
Grazie di queste ottime spiegazioni, anche se effettivamente un occhio attento aiuterebbe anche quelli che credono di acquistare un quadro di Klimt… Speriamo si possa arginare questa “falsa” emorragia
Concordo!
Mi ricordo la burla delle false sculture di Modigliani….che abbaglio per tanti storici dell’arte dell’epoca…..Una mia alunna, che ha approfondito Modigliani in una ricerca storica, ha documentato tra le curiosità anche quel fatto di cronaca e me lo ha fatto tornare in mente. Interessante questo tuo contributo, sicuramente utile da riprendere in classe. Grazie Emanuela. A presto.
Grazie per l’apprezzamento, Luisa.
C’è da dire che le teste di Modigliani, anche se fatte da tre studenti con un trapano, erano credibili, tanto da trarre in inganno persino Argan. Questi dipinti attribuiti a Klimt possono essere smascherati da un chilometro di distanza se si ha una conoscenza minima del suo stile. La cosa dunque è doppiamente grave perché sono palesemente fatti da altri e perché con un po’ di ricerca online chiunque potrebbe risalire agli autori reali (anche perché non sono quadri nati per essere dei falsi).
Incredibile! Il 2 maggio leggo il tuo interessante articolo e il giorno dopo mi si presenta una mia alunna alla quale avevo chiesto una riproduzione di Klimt appena studiato con la copia di“Larmes d’or” di Anne Marie Zilberman. Da non credere!!!!
Rosangela
Non è colpa sua… è difficile convincere anche tanti adulti che quello non è un Klimt! Spesso si rifiutano di correggere la didascalia e non rispondono nemmeno alle segnalazioni.
Però è un’occasione per parlare in classe di questo problema: le false attribuzioni. Un errore in cui sono caduti anche dei grandi 😉
Certamente, ne ho subito parlato in classe accennando anche al tuo articolo letto appena il giorno prima e che leggerò con loro appena possibile.
Ancora grazie
In un mondo pieno di furbi, ben vengano articoli come questo!
Grazie Emanuela. Ci voleva proprio!
🙂
Ottima analisi . Grazie! Come sempre, eccellente.
Grazie a te 🙂
Molto interessante grazie
Purtroppo internet è una grande opportunità, ma se utilizzato, da ignoranti in materia, può risultare pericoloso.
Verissimo! Fonte di cultura e allo stesso tempo di disinformazione. Serve un grande sforzo educativo nell’insegnare a selezionare i contenuti, una capacità che sarà una delle competenze future più importanti!
Un pensiero assolutamente condivisibile
In effetti. Assolutamente d’accordo