Shakespeare secondo i pittori: i mille volti di Ofelia

La Bibbia, la Divina Commedia e le opere di Shakespeare. Questi sono i testi che hanno ispirato più di ogni altro gli artisti di ogni epoca. Ma se il primo è stato quasi sempre una scelta obbligata (dal periodo storico o dalla committenza), il secondo e il terzo sono stati illustrati dagli artisti per il puro gusto di raccontare l’immensa gamma delle passioni umane.

I dipinti ispirati a Dante e ai drammi shakespeariani fioriscono soprattutto nell’Ottocento, il secolo che porta alla ribalta emozioni e sentimenti. E non è un caso che i brani più rappresentati siano quelli legati a storie d’amore infelici. Come Paolo e Francesca nell’Inferno di Dante  oppure la figura di Ofelia dall’Amleto di Shakespeare. Ed è su di lei che oggi mi vorrei soffermare.

Ma chi è Ofelia? È l’innamorata di Amleto, il principe di Danimarca che, al ritorno da un viaggio, scopre della morte del padre e del matrimonio della madre Gertrude con lo zio Claudio. Ma il padre, sotto forma di fantasma, gli rivela di essere stato ucciso proprio dal fratello per prendergli il trono e gli chiede di vendicarlo.

John Philip Kemble as Hamlet 1801 by Sir Thomas Lawrence 1769-1830

Per indagare sulla vicenda Amleto si finge pazzo allontanando da sé anche Ofelia che, disperata per il suo rifiuto e per l’uccisione accidentale del padre Polonio ad opera dello stesso Amleto, si lascia morire in preda al delirio annegando in un fiume.

Laerte, fratello di Ofelia, vuole vendicare lei e il padre sfidando Amleto a duello e, con il re Claudio, avvelena sia la propria spada che la coppa dove Amleto avrebbe bevuto in caso di vittoria. La coppa avvelenata, però, verrà presa per sbaglio da Gertrude, la madre di Amleto, mentre i duellanti moriranno entrambi per via della spada avvelenata, non prima dell’uccisione di Claudio da parte di Amleto.

Insomma, una tragedia. In senso narrativo e letterale.

Delacroix amleto orazio

Ma torniamo a Ofelia. La sua morte non avviene in scena ma viene narrata dalla regina Gertude all’incredulo Laerte con queste parole:

C’è un salice che cresce di traverso
a un ruscello e specchia le sue foglie
nella vitrea corrente; qui ella venne,
il capo adorno di strane ghirlande
di ranuncoli, ortiche, margherite
e di quei lunghi fiori color porpora
che i licenziosi poeti bucolici
designano con più corrivo nome
ma che le nostre ritrose fanciulle
chiaman “dita di morto”; ella lassù,
mentre si arrampicava per appendere
l’erboree sue ghirlande ai rami penduli,
un ramo, invidioso, s’è spezzato
e gli erbosi trofei ed ella stessa
sono caduti nel piangente fiume.
Le sue vesti, gonfiandosi sull’acqua,
l’han sostenuta per un poco a galla,
nel mentre ch’ella, come una sirena,
cantava spunti d’antiche canzoni,
come incosciente della sua sciagura
o come una creatura d’altro regno
e familiare con quell’elemento.
Ma non per molto, perché le sue vesti
appesantite dall’acqua assorbita,
trascinaron la misera dal letto
del suo canto a una fangosa morte

L’immagine che universalmente raffigura questo episodio è il dipinto del preraffaellita John Everett Millais del 1852.

Millais

Non ci vuole molto a capire il motivo di tanta celebrità. È un’opera commovente nel suo delicato realismo e nella sua tragica bellezza. Una bellezza così vera perché Millais dipinse la vegetazione dal vivo, lavorando sulle sponde del fiume Hogsmill, nella contea inglese del Surrey.

dettagli Millais Ofelia

Ma è vera soprattutto perché la fanciulla è una donna in carne e ossa, la giovane modella Elizabeth Siddal (futura moglie del pittore e poeta preraffaellita Dante Gabriel Rossetti).

Elisabeth Siddal

Per Millais la ventitreenne Elisabeth posò immersa per ore in una vasca da bagno piena d’acqua, riscaldata esternamente con delle lampade. Rimase immobile anche quando il riscaldamento cessò di funzionare e l’acqua diventò gelida.
Questo le causò una severa bronchite che minò gravemente la sua salute e che, aggiunta all’abuso di laudano (una droga usata anche a scopo medico) e ad altri episodi dolorosi, la portarono a una fine precoce, come l’eroina shakespeariana che aveva interpretato. Muore suicida a 33 anni.

Un altro preraffaellita, John William Waterhouse, ci mostra invece la bella Ofelia nei momenti precedenti la sua caduta nel fiume. Eccola distesa sul prato con i fiori in mano e sul grembo, in un’opera del 1889.

L’artista riprende lo stesso soggetto nel 1894 raffigurando Ofelia mentre intreccia con i fiori i suoi lunghi capelli rossi.

Waterhouse Ofelia

Infine, nel 1910, Waterhouse dipinge Ofelia per la terza volta nel momento in cui si avvicina pericolosamente al bordo del fiume.

Waterhouse 3

Negli stessi anni, esattamente nel 1890, il francese Jules Joseph Lefebvre dipinge Ofelia immersa in acqua a metà, con lo sguardo smarrito e i fiori ancora tra le mani. La fragilità della ragazza è sottolineata dalla pelle candida e dai capelli sciolti.

Lefebvre

Di qualche anno dopo è un’insolita versione di Ofelia, già immersa nell’acqua, che sembra quasi danzare tra i flutti. È di Paul-Albert Steck e risale al 1894.

Ofelia di Paul-Albert Steck

L’istante più frequente, però, è il momento in cui il ramo si sta per spezzare. L’attimo prima della tragedia, quando il principe Amleto potrebbe ancora salvare Ofelia; quando la ragazza, persa del tutto la lucidità, raccoglie fiori per farsi bella.

Ofelia sul ramo

Pochi istanti più tardi tutto è compiuto. La morte è solo questo, d’altronde. L’attimo che divide il possibile dall’impossibile. Ed è impossibile, adesso, che Ofelia possa tornare a cantare e ad intrecciare ghirlande di fiori.
Il suo corpo galleggia immobile. Forse, nella sua follia d’amore, non si è accorta neanche di aver respirato acqua invece che aria. E la sua morte appare dolce, priva di dolore. Liberatoria.

morte di Ofelia

Esiste anche una bella versione in marmo scolpita dall’attrice e scultrice Sarah Bernhardt (1844-1923), con il busto di Ofelia che emerge dalla lastra come dal pelo dell’acqua. Guardandola sembra di sentire i versi di Rimbaud

Sull’acqua calma e nera, dove dormono le stelle,
come un gran giglio ondeggia la bianca Ofelia,
ondeggia lentamente, stesa fra i lunghi veli…

Naturalmente non mancano i ritratti della fanciulla ancora viva, ricchi di pathos per l’imminente fine. Anche se in alcuni ci sono già i fiori, potrebbero raffigurare perfettamente il momento del monologo di Ofelia:

… E io, la più infelice e derelitta
delle donne, ch’ho assaporato il miele
degli armoniosi voti del suo cuore,
debbo mirare adesso, desolata,
questo sublime, nobile intelletto
risuonare d’un suono fesso, stridulo,
come una bella campana stonata;
l’ineguagliata sua forma, e l’aspetto
fiorente di bellezza giovanile
guaste da questa specie di delirio!…
Me misera, che ho visto quel che ho visto,
e vedo quel che seguito a vedere!

Si direbbe un soggetto adatto solo alla pittura naturalista e accademica. Eppure il suo fascino ha colpito anche artisti dal pennello più “libero”. È il caso di Odilon Redon che a Ofelia ha dedicato opere di impalpabile suggestione.

Arrivati al Novecento Ofelia scompare quasi del tutto, come tanti personaggi del mito e della letteratura. Si ritrova solo in alcune opere surrealiste come concentrato di pulsioni di vita e di morte, come simbolo di perdita della razionalità e abbandono all’istinto e alla follia.

Oggi Ofelia è soprattutto il soggetto di interpretazioni dal vivo più o meno ispirate all’opera di Millais.

Quello che non cambia, da almeno centocinquant’anni, è lo spaventoso dramma che ci paralizza, l’eternità ciclica della tragedia, la morte che ruba la bellezza e la giovinezza. Quello che ci turba è racchiuso in un solo verso di Rimbaud:

E il terribile Infinito sconvolse il tuo sguardo azzurro

 

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16 risposte

  1. Antonietta ha detto:

    Davvero emozionante…grazie.

  2. Magazzino M. ha detto:

    Grazie Emanuela…semplicemente emozionato! Adoro! Grazie!

  3. elisa ha detto:

    Che viaggio emozionante! Grazie Emanuela, a presto.

  4. susanna ha detto:

    Non ho parole…complimenti. Parole trascinanti le sue. Commovente. Grazie.

  5. Ugo Adamo ha detto:

    Grazie Emanuela, mille volte grazie. Se la pittura può incontrare la musica, a volte quasi esserlo, oggi ho avuto la conferma che essa rimane soprattutto sorella della poesia. Essere poesia.

  6. Donatella ha detto:

    Bellissimo articolo, arricchito da immagini molto suggestive… Grazie!

  7. Rosa Maria Motta ha detto:

    Cara Emanuela,
    Un’analisi davvero fantastica che presenta arte e letteratura in maniera geniale. Grazie per il lavoro che fai!

  8. Marino Calesini ha detto:

    Viaggio nella bellezza