Donne che dipingono nelle miniature medievali
Stavo cercando immagini della bottega degli artisti medievali quando mi sono imbattuta in decine di miniature di donne intente a dipingere. Per me è stata una vera rivelazione.
Sapevo che le donne hanno sempre dipinto, per quanto in numero infinitamente più piccolo degli uomini e in modo “non ufficiale”, ma trovarle ritratte nelle loro botteghe tra pennelli, scalpelli e ciotole di colore, mi ha aperto un mondo.
Attraverso una esplorazione approfondita e la ricerca inversa di quelle immagini prive di didascalia, sono riuscita a risalire alla fonte di gran parte di quelle miniature: il De mulieribus claris (Delle donne celebri), un testo di Giovanni Boccaccio del 1361-62 che non ricordavo di aver mai sentito a scuola.
Le miniature appartengono ad alcune versioni francesi dei primi del Quattrocento, come quello che la Biblioteca Nazionale di Francia ha digitalizzato interamente.
L’opera, scritta in latino, contiene 106 biografie di donne celebri, anche immaginarie, che Boccaccio ha voluto scrivere in risposta al De viris illustribus (Degli uomini illustri) di Petrarca.
Un’opera femminista? Non esattamente, visto che tra le donne trattate ci sono esempi di virtù e talento ma anche di grande malvagità e comportamenti esecrabili.
Si va da Eva a Semiramide, da Atena a Saffo, da Didone alla regina Costanza d’Altavilla. L’intento, d’altra parte, era morale: dare alle donne dei riferimenti in un senso e nell’altro per poter fare le scelte “giuste”.
Questa è Saffo. Poetessa vissuta tra il VII e il VI secolo a.C.
E questo è un suo suggestivo frammento nella traduzione di Salvatore Quasimodo.
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.
Ma parlavamo di pittrici. Ecco Tamiri (o Timarete), artista ateniese del V secolo a.C. figlia del pittore Micone. Plinio la ricorda come autrice di un dipinto raffigurante Artemide e collocato a Efeso ma dice anche che Tamiri ha “disprezzato i doveri delle donne e praticato l’arte del padre“. Un giudizio velatamente critico, direi…
Qui è raffigurata dentro uno studiolo gotico mentre dipinge una Madonna con bambino, in una versione evidentemente aggiornata al Medioevo.
Questa è Irene (o Eirene). Anche lei greca, vissuta tra III e II secolo a.C., era figlia del pittore Cratino. Sembra che a Eleusi si trovasse un suo celebre dipinto raffigurante Proserpina.
Poi c’è Marzia, figlia di Varrone (ma storicamente dovrebbe trattarsi di Iaia di Cizico). Vissuta intorno al I secolo, probabilmente era una greca trapiantata a Roma. Qui è raffigurata mentre lavora al suo autoritratto osservandosi su uno specchio convesso.
La stessa artista è raffigurata in questa miniatura dove, altre a dipingere un autoritratto, ha realizzato alcune statue (infatti Marzia è ricordata anche come autrice di sculture in avorio).
Marzia appare anche in altri codici. Si tratta di immagini doppiamente interessanti. Primo perché tramandano nomi di un passato antico che altrimenti avremmo smarrito, secondo perché mostrano attrezzi e procedure di un atelier medievale. Qui, ad esempio, si notano alcune ciotole per i pigmenti realizzate con le conchiglie d’ostrica.
Qui Marzia è raffigurata in due momenti della sua attività, curiosamente vestita da monaca (forse perché nel Medioevo le donne potevano dipingere solo nei conventi).
In un altro codice francese torna anche Tamiri. Qui sta dipingendo, come sempre, una Madonna tenendo in mano una strana tavolozza smerlata con il manico. Intanto un aiutante (maschio!) sta macinando del pigmento blu, forse il lapislazzuli. Anche qui le conchiglie fungono da ciotole per il colore.
Qui invece Tamiri dipinge all’aperto un’immagine di Diana.
Irene compare spesso mentre lavora a un affresco.
Ma anche intenta a colorare una scultura.
A questo punto sorge una domanda. Visto che queste tre sono donne dell’età classica, di artiste medievali non ce n’erano?
Sì, e spesso erano delle miniaturiste. Come Claricia, pittrice tedesca e monaca che dipinse diversi codici nel XII secolo. In uno avrebbe lasciato anche il suo autoritratto.
Herrade di Landsberg, autrice dell’Hortus deliciarum (XII secolo) è scrittrice e miniatrice, oltre che Badessa di Hohenburg. Qui si è disegnata in piedi mentre regge una pergamena.
Guda, un’altra monaca tedesca del XII secolo, si è ritratta dentro un capolettera.
Hitda, badessa dell’XI secolo, si ritrae mentre offre il suo codice miniato alla statua di Santa Walburga.
Ma la più famosa è Ildegarda di Bingen, tedesca del XII secolo, compositrice, naturalista, linguista, drammaturga e autrice di manoscritti miniati (dichiarata santa dal 2012). Qui si ritrae nell’angolo in basso a sinistra in una splendida rappresentazione delle stagioni.
Come si vede nessuna di loro si raffigura mentre dipinge. Queste sono tutte tedesche dell’XI e XII secolo, monache o badesse che, a differenza di Tamiri, Irene e Marzia, non sono figlie d’arte e non hanno una bottega ma lavorano nel loro convento.
Tuttavia non erano affatto inferiori alle loro colleghe del passato, tanto da voler lasciare la loro immagine nelle loro opere. Una firma d’artista che racconta dell’orgoglio di possedere l’arte del creare immagini, così difficile e così preziosa.
Amo la donna, perchè è pura forma di arte. Grazie per averla messa in evidenzaper come merita. Grazie
Articolo interessantissimo! Dal mio punto di vista, mi piace molto la centralità che la donna riveste…
Bello !
Conosce questo articolo? L’ipotesi, anche se dubbia, è affascinante, e in linea con le belle immagini della sua rassegna: https://advances.sciencemag.org/content/5/1/eaau7126
Sì, ho letto di questa scoperta. È molto probabile che si tratti proprio di un’amanuense. Era un’attività diffusa tra le monache.
Molto interessante! Quando parlo in classe del Medioevo e del lavoro di miniatore, amanuense etc mi piace porre l’attenzione sulla grande laboriosità e complessità della preparazione del lavoro (la preparazione dei pigmenti, delle penne, la doratura….). Per caso mi sono imbattuta nella protagonista di un libro illustrato per ragazzi, “Christine e la città delle dame”, un raro caso di amanuense donna, per poi scoprire che Christine de Pizan è esistita veramente: è stato interessante perché in quel periodo stavo conducendo un laboratorio sullo scriptorium medievale ed era intorno ai primi di marzo, quindi la lettura del libro ha fuso insieme il tema del laboratorio e la riflessione sulla condizione femminile… è una donna da inserire nel tuo articolo, secondo me ☺️
Grazie Sara. Purtroppo non trovo né miniature dipinte da lei né immagini che la ritraggono mentre dipinge… cercherò meglio.
Emanuela carissima… bel modo di celebrare il Natale … i tuo articoli stupiscono sempre e questo è davvero unico… Un grande abbraccio
BUONE FESTE ❤️
Ti ringrazio. Un abbraccio, Fausta 😀
Molto interessante
🙂
Articolo bellissimo. Ha pubblicato con qualche casa editrice?
Grazie Simonetta. Ho pubblicato un testo di storia dell’arte per la scuola di primo grado con Zanichelli: https://www.zanichelli.it/ricerca/prodotti/artemondo-pulvirenti
Veramente un regalo inatteso. Sai sempre prenderci « per gli occhi ». Complimenti ed auguri.
Grazie mille, Ugo!
Interessantissimo
Grazie!