La lezione dei vedutisti: fotografare dentro una cornice
Non avevano la macchina fotografica ma solo la camera ottica. Eppure i Vedutisti del Settecento hanno inventato alcune delle tecniche fotografiche più attuali.
Canaletto (1697-1768), in particolare, ha indagato tutte le questioni relative all’inquadratura riuscendo a modificare la percezione degli spazi con grande abilità. Ha sperimentato la panoramica, ha sfruttato il punto di vista rialzato ma soprattutto ha inaugurato l’incorniciatura della scena. In pratica, negli anni Cinquanta riprende le stesse vedute iniziate vent’anni prima riportandole a quota umana e inquadrandole dentro un arco.
Ecco un esempio: Piazza San Marco verso sud del 1744 e la sua versione “incorniciata” del 1756.
Chiaramente cambia il formato, da orizzontale a verticale, ma cambia anche la percezione della profondità: se nel primo caso Canaletto si affida al punto di vista rialzato che, mostrando una maggiore porzione di pavimento, consente di cogliere la lunghezza della piazza, nel secondo caso – con un punto di vista ad altezza d’uomo, la profondità è data dalla presenza dell’arco che determina il primo piano e dà il riferimento per la distanza dello sfondo.
Stessa cosa per Piazza San Marco verso est. Il dipinto a sinistra è del 1730-34, mentre quello a destra è del 1760.
Una delle più sorprendenti è la vista del Tamigi realizzata negli anni trascorsi in Inghilterra (tra il 1746 e il 1755) e incorniciata da un’arcata del ponte di Westminster. La sua incredibile modernità e la sua forza visiva saltano all’occhio confrontando il dipinto con un’altra veduta dello stesso periodo in cui il Tamigi (osservato da un altro punto divista) è privo di inquadratura.
Naturalmente la pittura gli consente di “barare” molto più della fotografia. Nel dipinto della Scala dei Giganti di Palazzo Ducale del 1765 Canaletto inquadra dentro l’arco tutta la facciata interna, ottenendo un’ampiezza che nella realtà non esiste. Tant’è vero che non c’è modo di riprodurre la stessa vista con la macchina fotografica…
Questo non toglie nulla al valore della cornice e al suo effetto scenografico: che si tratti di un luogo reale o di un capriccio architettonico (una veduta con edifici immaginari o spostati dal loro contesto), se è visto da dietro un arco diventa subito pittoresco.
Non è da meno Francesco Guardi (1712-1793), altro grande vedutista veneziano. Nel suo caso la scena dentro l’arco più che alla creazione di spazi grandiosi, gli serve per ottenere un senso di naturalezza della veduta (tant’è vero che nella sua versione della Scala dei Giganti le proporzioni sono decisamente più verosimili).
Va precisato però che non è un’invenzione di Canaletto & co. perché la scena circondata dagli archi era uno degli espedienti del teatro barocco per conferire maggiore profondità al pannello dipinto (non per nulla Canaletto era figlio di uno scenografo).
E se vogliamo trovare un ulteriore precedente andiamo a finire nella seconda metà del Quattrocento, quando Antonello da Messina ha incorniciato dentro una finestra gotico-catalana il grande ambiente in cui studia San Girolamo.
Ma cosa succede dopo il Vedutismo? I Romantici, ovviamente, non si fanno sfuggire un trucco così ghiotto per realizzare la profondità sia nei paesaggi che negli scorci urbani. Ecco alcuni esempi di Caspar David Friedrich (1774-1840).
Tuttavia la cornice preferita nella pittura dell’Ottocento è la finestra. Spalancata verso il mondo non fa altro che riproporre in modo letterale il concetto di “quadro come finestra” ideato nel Quattrocento da Leon Battista Alberti.
Non mi dilungo sulle finestre perché sapete che è un tema che mi appassiona e non la finirei più, ma potete vederne un bel po’ nella raccolta su Facebook o su Pinterest.
Nel Novecento arriviamo finalmente alla fotografia. La quale, consapevolmente o meno, ha ripreso la strategia dei vedutisti applicandola in genere a porte e finestre.
Ma per capire meglio la differenza tra una foto con cornice e senza ho provato a fare uno scatto “didattico” in uno dei cortili della Certosa di Padula. E ho capito che sì, hanno ragione i vedutisti: un’architettura dentro un arco fa subito scena, crea profondità e maggiore interesse.
Alcune cornici sono assolutamente irrinunciabili, ad esempio la toppa della chiave del Prioriato di Malta, sull’Aventino a Roma. Il buco è una cornice ma lo è anche la siepe al suo interno che inquadra la cupola di San Pietro.
Talmente celebre che si deve fare la fila per spiare là dentro…
Però è un’arma pericolosa. La cornice va dosata altrimenti si scade facilmente nel manierismo da Instagram dove impazza la moda di creare la cornice anche quando nel luogo non c’è (usando bottiglie o altro) o di ripetere un modello come un cliché (la foto dentro la foglia autunnale esiste in decine di versioni, molte realizzate con fotomontaggi).
Ecco, questo Canaletto non l’avrebbe mai fatto! Non avrebbe creato un finto arco per rendere pittoresco un luogo dove l’arco non c’era. Caso mai avrebbe inventato tutto di sana pianta.
È chiaro che per familiarizzare con le cornici qualche scatto “manierista” va fatto. È un buon esercizio di composizione a cui difficilmente resisto. Queste sono solo alcune delle cornici che ho raccolto in viaggio.
Tutto sta nel resistere alla tentazione di andare oltre per vedere la scena intera e considerare l’arco, le fronde, la finestra, straordinarie opportunità invece che impedimenti.
Cara EmanueLa sono una pittrice ti apprezzo per il blog che hai fatto. Ho creato un gruppo in Facebook dove vorrei inserire delle spiegazioni di arte pittura disegno,ovviamente facendo riferimento a didatticarte e altri blog. Posso? Ti farei pubblicità al tuo blog!
Salve Domenica, tutti i materiali di questo blog possono essere utilizzati e condivisi rispettando le regole indicate nella licenza Creative Commons indicata nella barra laterale: non devono essere modificati, va indicata la paternità e non deve sussistere lo scopo di lucro.
estupendo ! grazie ! Olivier.
Una bella idea. Siete fonte di ispirazione!
Grazie per le vostre lezioni fatte con competenza e chiarezza.
Ti ringrazio, Saverio.
Che emozione quando tra le foto si riconosce un luogo a noi familiare: ecco spuntare tra le ultime immagini uno scorcio assolato della riva sinistra del fiume Brenta dal Ponte degli Alpini di Bassano del Grappa.
Grazie ogni volta per questi approfondimenti che riempiono gli occhi e il cuore!
Grazie a te Francesco. Quel ponte è uno spettacolo (e un capolavoro di architettura).
mi spiace dirti che …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. spieghi davvero molto bene io andando al liceo scientifico capisco sempre al volo le spiegazioni grazie mille
Sempre elegante e profonda, grazie!
Ti ringrazio
Grazie leggo con interesse i suoi articoli.
🙂
Come ho già commentato in un’ altra occasione, questi post sono una panacea per la mente e per lo spirito e di questi tempi ne abbiamo tutti un gran bisogno…
grazie prof
Grazie a te 🙂
Molto interessante .
Grazie anche da parte mia e un grande abbraccio, Emanuela
Grazie sempre, cara Angela.
Queste pubblicazioni sono meravigliose. Grazie
Ti ringrazio, Mirella!
Magiche le vedute veneziane di Canaletto, Guardi…che meraviglia Venezia e quanto ci manca…grazie Emanuela per questi momenti di evasione che ci regali. Sempre un piacere leggere i tuoi contributi.
A presto.
Luisa
È un piacere. Grazie a te, Luisa.