Pettegolezzi dipinti: Raffaello e la Fornarina nell’Ottocento
Tempo fa mia figlia mi ha fatto conoscere le fan fiction, storie scritte dai fan di una serie TV, di un romanzo, di un personaggio storico, immaginando nuove avventure mai pensate dall’autore originale. È un fenomeno straordinariamente sfaccettato, esploso di recente ma con radici antiche.
Se ci si pensa bene anche l’Eneide di Virgilio è una fan fiction: l’autore è partito dalla fine dell’Iliade per immaginare una prosecuzione del poema dalla parte dei vinti, mentre Omero aveva continuato la narrazione con l’Odissea, la storia di uno dei vincitori della guerra di Troia.
Pare che un’ampia fioritura di fan fiction sia nata anche sul personaggio di Don Chisciotte di Cervantes. E tuttavia, più che un omaggio all’impavido cavaliere, è stato un tentativo da parte di altri scrittori di sfruttarne economicamente la notorietà distribuendo sul mercato nuovi racconti.
Un altro caso celebre è quello di Sherlock Holmes: i suoi fan (che in gergo costituiscono il fandom), disperati per la morte del personaggio, hanno iniziato a scrivere nuovi episodi sin dal 1897. Nel 1902 persino Mark Twain (l’autore delle avventure di Tom Sawyer) ha scritto un racconto in cui Holmes si ritrova nel far west!
Il fenomeno continua ancora oggi, con fumetti e serie TV.
Ma che c’entra tutto questo con la storia dell’arte? Ovviamente c’entra, perché anche nel campo della pittura alcuni personaggi sono stati ripresi per raccontare nuovi ‘episodi’. Non si tratta dei d’apres, nei quali l’opera viene rivisitata così com’è con un linguaggio nuovo, ma di personaggi calati in situazioni diverse.
Il caso più eclatante è quello della (presunta) storia d’amore tra Raffaello e la Fornarina, cioè Margherita Luti, la figlia di un fornaio. Unica prova del loro legame (in gergo, la ship) sarebbe quel bracciale portato dalla donna che riporta il nome del pittore.
Su quella coppia hanno fantasticato per oltre un secolo, a partire dal pittore neoclassico Jean-Auguste-Dominique Ingres per arrivare a Pablo Picasso. E forse è stato propro Ingres che, appassionato di Raffaello, ne ha immaginato per primo i momenti di intimità con la Fornarina. In questo dipinto del 1814 ha raffigurato il pittore al lavoro sul ritratto dell’amante mentre la tiene seduta sulle ginocchia. Sullo sfondo, a destra, si intravede la Madonna della Seggiola, sempre di Raffaello.
La cosa che mi diverte è che lui sembra preso più dal dipinto che dalla donna vera…
È lo stesso anno in cui Ingres dipinge La grande odalisca, un’esotica donna nuda che, guarda caso, ha lo stesso turbante e lo stesso volto della Fornarina.
Intorno al 1840 il pittore ritorna sulla coppia, dipingendo la ragazza chinata verso l’artista, in un gesto di maggiore intimità. La manica dell’abito, inoltre, è decisamente abbassata, cosa che aggiunge un pizzico di sensualità alla compassata versione iniziale. Ciononostrante lui non la degna di uno sguardo, continuando ad ammirare il suo capolavoro.
Nel dipinto di Giuseppe Sogni del 1826, al contrario, Raffaello si volta verso la ragazza, in piedi accanto a lui, come in attesa di un suo giudizio. Tuttavia sul cavalletto non c’è il ritratto seminudo della Fornarina, ma un dipinto che mostra la donna con abito e pelliccia. Dietro Margherita, fortemente scorciata, è visibile la Madonna Sistina, mentre a sinistra, parzialmente coperto dal cavalletto, c’è il cartone della Scuola di Atene.
Il quadro di Felice Schiavoni del 1834 ha una composizione diversa: la Fornarina è vicina al ritratto, che osserva con grande interesse, mentre Raffaello la guarda rapito. Sul bordo destro si intravede la figura di San Paolo nell’Estasi di Santa Cecilia.
Cesare Mussini, con un dipinto del 1837, ha scelto un momento più intrigante: quello in cui il pittore spoglia la modella prima di iniziarne il ritratto.
Più romantica è la versione di Francesco Gandolfi che, con il suo tondo del 1854, si concentra sull’abbraccio della coppia, forse l’istante in cui si scoprono innamorati, lasciando di scorcio il ritratto. Quello che si intravede sullo sfondo è il Trionfo di Galatea.
Da qui in poi è tutto un pullulare di altre scene immaginarie che vedono la coppia nelle situazioni più diverse.
C’è anche un filone con il pittore e la modella all’aperto, in mezzo al paesaggio. Lui disegna e lei osserva (ma qualche volta, secondo me, si annoia). In un caso lui la sorprende mentre il fa il bagno… il resto si può immaginare.
Della coppia esistono anche alcune versioni scolpite in cui Raffaello è rappresentato con la tavolozza in mano, irrimediabilmente attratto da una discinta Margherita.
Le allusioni erotiche, sottili e velate di pudore, cadono completamente nel 1968 quando l’ultraottantenne Picasso (i cui ormoni, a quanto pare, non volevano saperne di quietarsi) si lancia nella realizzazione di decine di voluttuose incisioni delle acrobazie sessuali di Raffaello e della Fornarina (all’interno della suite 347).
D’altra parte, secondo la leggenda, l’urbinate sarebbe morto prematuramente per misteriosi “disordini amorosi” e lo stesso Vasari lo descrive come “persona molto amorosa et affezzionata alle donne“. Insomma, un dongiovanni che alternava leggiadre Madonne dipinte a carnali donne reali. E allora Picasso ci racconta con divertita ironia un Raffaello focoso che copula con la sua Margherita nell’atelier, sotto lo sguardo compiaciuto ora di Michelangelo, ora di papa Giulio II.
Ma non c’è nulla di pornografico in questa fan fiction. Il linguaggio essenziale e deformante e la scelta di raffigurare Raffaello sempre con tavolozza e pennelli in mano, fanno di queste stampe un gioioso inno all’amore. Amore per l’arte e per la vita.
Buongiorno Emanuela, è meraviglioso il suo testo, questo e anche gli altri! Io ho un piccolo blog in cui traduco gli articoli sulla storia dell’arte – che ho trovato nei blog, nelle riviste e nei libri antichi – dall’italiano e dal francese in cinese. Avevo precedentemente tradotto due articoli di lei (la fotografia di brunch con panorama, e il mandorlo) e i miei lettori li avevano adorati. Vorrei chiedere se posso continuare a tradurre gli altri articoli del suo blog. Il mio blog è personale, non è legato a nessun tipo di promozioni di prodotti o servizi. E’ solo per dare un’opportunità ai lettori di leggere come si pensano in Italie e in Francia sulle questioni di storia dell’arte. Certamente, come ho facevo per i primi articoli, indico sempre il suo nome e l’indirizzo originale di ogni articolo sul suo blog. Quindi vorrei chiedere se sia da Lei permessa la traduzione. Grazie!
Grazie mille, mi fa piacere 😀
Io da amante, dell’arte, dell’amore e della vita, pettegolezzi a parte, adoro infinitamente! Grazie.
Grazie a te, Franco.
Articolo di estrema importanza, che sottoporrò volentieri a coloro che si soffermano solo sulle apparenze senza scendere invece nei più profondi particolari a coglierne l’essenza!
Da amanate dell’arte, da sempre, non posso che visitare questo sito e soffermarmi su ogni singolo articolo. Un grazie di cuore, perchè l’arte è un patrimonio che va condiviso.
Ti ringrazio, Massimo.
Grazie .
Meraviglioso. Emanuela é una risorsa che dovrebbe trovare un ampio spazio divulgativo su media televisivi nazionali.
Grazie per la stima! 😉
Senza parole Emanuela! Oltre ad essere divertente stimola il pensiero divergente (si vede che sto studiando :-)) e a questo punto si potrebbero romanzare tante storie di personaggi dell’arte, poi confrontare con le fonti storiche ecc …. Grazie!!!!!!
Sì, lo immagino proprio come attività di scrittura creativa… e prima o poi mi sa che mi ci metto pure io (non a dipingere, però!).
Fan-tastico!
Grazie mille!