Dentro il quadro: la gita in barca in soggettiva
Tutti i dipinti figurativi sono rappresentazioni della realtà, più o meno fedeli, riprese dal punto di vista del pittore. Quando c’è la prospettiva questa è costruita proprio attorno all’occhio dell’artista ma, più in generale, ogni quadro è una sorta di finestra che presuppone la scelta di una posizione da cui guardare il mondo. Tuttavia la presenza dell’osservatore non è un elemento che salta subito all’occhio.
Poi ci sono scene che più di altre danno la sensazione dell’esistenza fisica di quel punto di osservazione: sono le immagini rese in soggettiva, per usare un termine cinematografico. Non sono distanti, oggettive, ma ci portano esattamente dentro la scena, al posto del pittore. Per cogliere la differenza tra queste due modalità basta confrontare due tele dell’impressionista Gustave Caillebotte dipinte nel 1877 presso il fiume Yerres.
La prima è una veduta impersonale, obiettiva. La seconda, con l’imbarcazione visibile solo per metà, ci colloca esattamente dentro la barca, perché nell’altra metà stiamo seduti noi. È un taglio che si diffonde verso la fine dell’Ottocento, quando i dipinti vengono realizzati molto spesso en plein air e la fotografia, con le sue originali inquadrature, regala nuovi punti di vista anche ai pittori.
Eppure uno dei primi esempi non appartiene alla pittura impressionista e postimpressionista ma al pieno Romanticismo. Sto parlando del dipinto intitolato Sul veliero di Caspar David Friedrich. Realizzato tra il 1818 e il 1820, raffigura il pittore stesso e la giovane moglie Caroline Bommer su un piccolo veliero, durante il viaggio di nozze nella costa nord della Germania. Come in tanti altri dipinti (incluso il celebre Viandante sul mare di nebbia), entrambi i personaggi sono visti di schiena, così che noi osservatori non solo siamo sull’imbarcazione con la coppia, ma partecipiamo della stessa suggestiva visione verso l’orizzonte.
Di qualche anno più tardo è Barca a vela del tedesco Carl Gustav Carus, un dipinto che ricorda molto il veliero di Friedrich per la composizione con l’albero inclinato verso destra.
Sempre a Carus appartiene Gita in barca sull’Elba vicino a Dresda, un’opera del 1827 con una coppia in barca e la città sullo sfondo.
La stessa composizione, con la zona coperta che funge da cornice, compare in una tela del danese Julius Exner del 1859 che ritrae una gondola tra le bricole della laguna di Venezia.
Per poter osservare nuove viste in soggettiva occorre aspettare Edouard Manet e il suo In barca ad Argenteuil del 1874. Lo stile è tutto suo: chiazze di colore luminoso, semplificazione di gusto giapponese.
Gli esempi successivi appartengono a Caillebotte, l’autore già visto in apertura.
Molto più nitide e ricche di dettagli sono le tele di James Tissot degli stessi anni, con scene di vita borghese lungo i fiumi.
Con Berthe Morisot la scena si fa più vibrante. Nel 1892 dipinge Donna con bambino sulla barca e In barca sul lago, due scene rese con pennellate larghe e veloci.
Molto diversa è la Gita in barca di Mary Cassatt, del 1893. Il suo dipinto ha colori pieni, saturi, con poco chiaroscuro e una tendenza al graficismo di matrice giapponese. È simile alle tele di Morisot, invece, il punto di vista sollevato, come se l’osservatore fosse in piedi sulla barca.
Con lo svedese Anders Zorn i personaggi in barca si diversificano: non più borghesi in gita ma anche gondolieri, esotici uomini d’oriente e robuste popolane.
Le barche in soggettiva di Henri Lebasque, dipinte tra il 1900 e il 1916, mostrano stili differenti: dal pointillisme alle grandi campiture di colore.
Agli stessi anni appartengono le gite in barca di Pierre Bonnard. Da quelle più comode sul ponte di uno yacht a quelle avventurose in barca a vela. L’inquadratura però non cambia: siamo tutti sulla stessa barca (in senso letterale!).
Negli stessi anni, i primi del Novecento, la stessa scena comincia ad apparire nella fotografia. In questo caso non è possibile barare: l’autore dello scatto deve per forza trovarsi nella barca…
Il tema prosegue nel mondo fotografico con uno scatto d’eccezione, quello di Henri Cartier-Bresson a Torcello del 1953 nel quale compare solo la prua della gondola che taglia obliquamente la scena.
La gondola è protagonista anche del celebre scatto di Tony Vaccaro del 1968 in cui Peggy Guggenheim percorre il Canal Grande, verso la Punta della Dogana.
Oggi è un taglio molto comune, anche perché fotografare una distesa d’acqua con la prua di una barca può fare la differenza. Quella porzione di imbarcazione definisce la nostra posizione di osservatori e la distanza dello sfondo. Per capire meglio questo concetto confrontate questi due scatti dello stesso panorama che ho fatto a Pont d’Arc, nel sud della Francia.
A questo punto non resta che provare. Ma non serve andare in barca per fiumi e per mari: lo stesso concetto si può applicare alla vista in soggettiva dall’interno di un tram o di un’automobile, dal sellino di una bici o dal salone di un traghetto. Ricordandoci sempre che, in ogni caso, non avremo inventato nulla di nuovo.
Grazie per questa bella carrellata di arte! Oltre alla grande bellezza, trasuda un’infinito senso di libertà! Grazie!
Grazie a te, Paolo.
Bell’articolo. Una vera carrellata di arte. Un soggetto non molto comune, abituati a vedere sempre o soesso, altri soggetti. Tra i tanti presenti, mi colpisce molto “Gita in barca sull’Elba vicino a Dresda”. Alla prossima.
E che dire di questo scatto di Steve McCurry? Sembra di navigare tra le ninfee di Monet!!! Grazie per le splendide suggestioni!
Steve McCurry Flower Seller at Dal Lake. Srinagar, Jammu and Kashmir, India. 1999. © Steve McCurry | Magnum Photos
https://www.magnumphotos.com/photographer/steve-mccurry/#
Grazie, perfetto!
Un percorso in barca piacevolissimo. Molto interessante il momento d’avvio che giustamente porta a considerare il punto di vista comune a questo tipo di rappresentazione. Grazie! Ho apprezzato molto il dipinto di Friedrich. quante cose suggerisce!
Grazie a te, Giacinta 🙂
Splendido tema! Sarà anche questa voglia di vacanze, di libertà e spensieratezza… Brava come sempre Emanuela! Bellissima la foto di Peggy G. in laguna: la classe non è acqua.
Grazie mille, Maria.
Chiaro e ben illlustrato, come sempre. Tra l’altro mi ha consentito di approfondire il discorso sul graficismo, che mi era abbastanza sconosciuto. Imparare sempre per sforzarsi di vivere bene. Grazie
Ti ringrazio, Ugo!
Molto interessante grazie
Grazie a te