Un tempio dorico nel duomo barocco: il caso di Siracusa

A prima vista si direbbe una sfarzosa cattedrale barocca, del genere tipico della Sicilia: facciata potente e dinamica animata da colonne, volute, cornici mistilinee e timpani spezzati.

Ma il Duomo di Siracusa nasconde un segreto, uno di quelli che mi mandano in sollucchero: dentro le sue mura è inglobato un tempio dorico originale con tanto di peristasi e cella. È il tempio di Athena, l’edificio sacro più importante della città. Eretto dal tiranno Gelone nel V secolo a.C. sull’isola di Ortigia, doveva celebrare la vittoria sui Cartaginesi nella battaglia di Himera del 480 a.C..

Si tratta di un tempio esastilo con 14 colonne sul lato, dunque un po’ più lungo (e arcaico) rispetto alle proporzioni classiche che prevedono che il numero di colonne sui lati lunghi sia pari al doppio più una di quelle della facciata, regola rispettata nel tempio della Concordia e, ovviamente, nel Partenone. Tuttavia le misure dello stilobate (22 x 55,02 metri) presentano un armonioso rapporto di 2:5 che doveva dare al tempio un aspetto solido ed equilibrato.

Un gemello del tempio di Atena, noto come tempio della Vittoria, venne realizzato a Himera, in provincia di Palermo. Di quello, però, rimangono solo lo stilobate, il crepidoma e pochi rocchi di colonna in mezzo alla campagna.

La trasformazione del tempio siracusano in chiesa avviene nel VII secolo, in età bizantina, quando gli intercolumni vengono murati, vengono abbattute le pareti dell’opistodomo e del pronaos e vengono aperti otto archi per lato dentro la cella. Ne risulta una pianta basilicale a tre navate, senza transetto.

Naturalmente si inverte anche l’orientamento: se il tempio greco ha la facciata rivolta a oriente, verso il sole nascente, le chiese cristiane hanno ad est l’abside con l’altare, a sottolineare la stessa simbologia. Dunque oggi si entra dal lato che una volta era il retro del tempio.

Dopo l’utilizzo come moschea nell’epoca della dominazione araba in Sicilia, la chiesa venne restituita al culto cristiano dal re normanno Ruggero I, alla fine dell’XI secolo. È in questo periodo che le antiche pareti della cella vengono innalzate e forate da finestre in modo da dare luce all’interno della navata centrale. La chiesa ebbe anche una nuova facciata, ma venne distrutta assieme al campanile cinquecentesco dal drammatico terremoto del 1693.
Il nuovo prospetto, edificato tra il 1728 e il 1753, è opera dell’architetto trapanese Andrea Palma ed è un vero trionfo del barocco siciliano

Ma che fine ha fatto il tempio di Athena? Nascosto dentro la nuova veste settecentesca? Per nulla! È lì, a bella vista, solo che occorre farci caso. Basta girare lungo il fianco per cominciare a scorgere le antiche colonne doriche, perfettamente incastonate dentro la muratura.

Osservando con attenzione si possono scorgere persino i triglifi, coronati da una merlatura curva.

L’ultima colonna del tempio, quella all’angolo dell’antica facciata, addirittura è tutta in vista, separata dalla parete. L’esibizione delle colonne, tuttavia, è opera dei restauri del 1925.

È uno spettacolo veramente curioso e affascinante: la razionalità lineare dell’architettura greca mescolata all’esuberanza fantasiosa del Barocco! Per questa peculiare testimonianza di epoche passate Siracusa è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. 
Ma la sorpresa non finisce qui. Entrando in chiesa e osservando le navatelle lo spettacolo è assicurato: le massicce colonne sono tutte là, ancora più visibili che all’esterno. Ecco quelle del lato nord.

I capitelli molto espansi e le proporzioni compatte dei fusti, rigati da 20 scanalature, ci dicono che si tratta di un tempio dall’aspetto arcaico.

Ancora più visibili sono le colonne del lato sud, aggettanti per metà dalla parete della navatella.

Osservandole con attenzione possiamo distinguere con chiarezza tutti gli elementi del capitello dorico, persino i più minuti.

Sono in ottime condizioni anche le colonne dell’opistomo, oggi integrate nella controfacciata.

Per trovare qualcosa di barocco all’interno della chiesa dobbiamo volgere lo sguardo all’abside

… o alle cappelle del lato destro.

Cosa ci insegna la storia affascinante del Duomo di Siracusa?
Quello che emerge chiaramente è un fatto piuttosto controintuitivo: più si usa un monumento e meglio si conserva. Spesso oggi si tende a musealizzare gli edifici antichi o interi centri storici. Sono ammessi solo pochi interventi e spesso viene inibito anche l’accesso. È per proteggere le antiche pietre dall’usura, ovviamente. Eppure il passato ci racconta che ciò che non viene più vissuto e abitato – come il tempio di Himera – è destinato a perdersi, mentre ciò che viene trasformato e utilizzato (secondo modi compatibili, s’intende), può durare molto a lungo.

 

Potrebbero interessarti anche...

17 risposte

  1. Antonietta ha detto:

    Non si finisce mai di conoscere le meraviglie del nostro Bel Paese…..anche grazie a te! Buone vacanze

  2. Anna Zanini ha detto:

    E’ stata una emozione grandissima il mio ingresso in questo luogo di culto, mi resta la voglia immensa di rivederlo perché, con il tuo contributo, lo apprezzerei ancora di più.
    Grazie Emanuela per tutto quello che ci proponi

  3. Luisa ha detto:

    Ogni volta che leggo questi tuoi contributi di sapiente storia dell’arte mi rendo conto di quanto c’è da scoprire e da conoscere….La Sicilia per esempio è uno scrigno di meraviglie e tu c’è ne racconti curiosità, contenuti e segreti. In questi giorni purtroppo apprendiamo dai telegiornali la sconcertante attualità dei roghi estivi che non risparmia questa meravigliosa regione e non posso non fare una riflessione su quanto di bello abbiamo da conservare e da preservare per le generazioni future. Grazie Emanuela per queste perle di conoscenza. Un abbraccio.

    • È vero Luisa.: il nostro patrimonio è costantemente in pericolo. Conoscerlo è il primo passo per imparare a tutelarlo.
      Grazie sempre per l’apprezzamento!

  4. Rox ha detto:

    Grazie per questo meraviglioso e appassionato reportage!Misteriosamente si snoda nel tempo e nella Storia,quel ‘Syracusae’ antico e prestigioso per confluire nelle Siracuse che oggi ci emozionano.

  5. Pietro Giannone ha detto:

    Siracusa, Noto, Ragusa, lamia cara Modica, l’antica Venezia del sud.
    Hai risvegliato la mia antica sicilianità ed il rammicarico di non scendere poi così spesso.
    I suoi articoli poi sono sempre perfetti e splendidamente didattici

  6. Elisabetta Nicoli ha detto:

    Bravissima come sempre. Il duomo di Siracusa è un luogo meraviglioso, senti la storia e la cultura di secoli, da dare i brividi. E poi una bella granita in piazza.

  7. Marino Calesini ha detto:

    Meraviglia . grazie

  8. Marco ha detto:

    Non sono mai stato a Siracusa, ma, da ciò che leggo e vedo…mi sa che mi sono perso qualcosa di veramente bello! Magari ne approfitto per concedermi una vacanza siciliana! Buone vacanze!

  9. Marta ha detto:

    Complimenti innanzitutto per l’articolo! Curato in ogni dettaglio, che fa emergere la bellezza di questa incantevole meraviglia! Alla prossima!