Tutta l’arte attorno all’uovo
È solo un caso che questo post arrivi a Pasqua. L’idea delle uova nell’arte, infatti, mi è venuta quando ho scoperto che Lucien Freud ha dipinto un delizioso quadretto con quattro uova e un suo autoritratto su un guscio d’uovo. Una vera sorpresa per un pittore di volti e corpi nudi disfatti!
Come sempre mi è scattata la curiosità di esplorare questo tema raccogliendone gli esempi su Pinterest e cercando di tornare indietro nel tempo. Tanto indietro da scoprire che già in epoca preistorica gli uomini decoravano le uova di struzzo e le utilizzavano come boccali per i riti religiosi.
Fenici ed Egizi, in particolare, ne hanno lasciato esempi davvero interessanti.
Una tradizione che non si è mai persa: decorare le uova è un gioco ma anche una pratica artistica di grande virtuosismo come testimoniano le pysanka, le uova pasquali dell’Ucraina.
Ho scovato anche alcuni antichi vasi greci a forma di uovo utilizzati come corredo funerario intorno al V secolo a.C.
È chiaro che quella dell’uovo non è una forma come tante: è facile, infatti, associarlo alla nascita e alla rigenerazione. Il mito dell’uovo cosmico, da cui avrebbe avuto origine l’universo, è nato migliaia di anni fa e, un po’ come l’albero della vita, ha attraversato tutte le culture mantenendo sempre il legame con il concetto di vita e di rinascita.
Con il Cristianesimo l’uovo simboleggia anche la resurrezione (per questo si regalano a Pasqua) e fin dal Medioevo è associato alla Maddalena che in tante immagini sacre ne tiene in mano uno, spesso di colore rosso.
La forma dell’uovo, inoltre, sembra fondere il cerchio (simbolo del divino) e il triangolo, direzione dell’ascesi mistica, confermandone la forte carica simbolica.
Eppure si tratta di un oggetto apparentemente semplice, dalla geometria essenziale… per disegnarlo, infatti, bastano pochi passaggi.
L’uovo torna a far capolino nel Rinascimento con la “Sacra Conversazione” che Piero della Francesca dipinge nel 1474. Qui l’uovo di struzzo allude all’immacolata concezione della Vergine, ma è anche un simbolo più generale di rinascita.
Naturalmente ha anche una funzione spaziale: l’uovo, colpito dalla luce proveniente da sinistra, è appeso alla conchiglia in ombra. Questo significa che c’è una certa distanza tra l’uovo e la nicchia, altrimenti sarebbe rimasto in ombra anche l’uovo.
Se non ci fosse l’uovo (come nell’immagine di destra) lo spazio dietro i personaggi apparirebbe meno profondo. Quell’uovo sembra così indispensabile che non ci si accorge neanche del fatto che non produca ombre!
Degli stessi anni è il “Concerto nell’uovo” di Hieronymus Bosch. Nonostante l’originale sia andato perduto, la copia non ha perso nulla della bizzarra ironia del pittore olandese e del suo amore per i simboli e il mistero.
Il coro sbuca da un uovo filosofale, il contenitore che gli alchimisti utilizzavano per operare le trasmutazioni della materia. Un uomo ha un imbuto capovolto sulla testa, simbolo di follia. Il monaco in primo piano, invece, è talmente preso dalla musica che non si accorge che qualcuno, da dietro, gli sta rubando il sacchetto dei soldi…
Nessun esoterismo, invece, in Diego Velazquez. Nella sua “Vecchia che cucina le uova” del 1618, l’uovo è solo cibo, umile per giunta.
D’altra parte siamo nell’epoca che ha inventato la scena di genere, il ritratto di momenti quotidiani privi di ogni ulteriore significato. Nulla di strano che anche l’uovo perda i suoi attributi cosmici e filosofici e finisca… strapazzato!
A metà strada tra la scena di genere e l’allegoria è il dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio dal titolo “La danza dell’uovo” del 1620. La scena raffigura un ballo popolare che si faceva in primavera per festeggiare il rifiorire della natura.
Non è un caso, quindi, che la danza avvenga intorno a un uovo, che andava spinto delicatamente dentro un cerchio e coperto con una ciotola. Il tutto con i piedi…
Ma le uova, si sa, son delicate. E romperle nel paniere è davvero un bel guaio! Un dramma a cui Jean-Baptiste Greuze ha dedicato una tela del 1756.
Ci vorranno più di cento anni perché l’uovo ricompaia in un dipinto. E sarà ad opera di Paul Cèzanne con la sua “Natura morta con pane e uova” del 1865. Un esercizio di osservazione vagamente caravaggesco. Un’anticipazione di quella sua ricerca di forme assimilabili al cilindro, al cono e alla sfera.
Ma di lì a poco l’uovo sarebbe diventato protagonista assoluto di una delle collezioni più sfarzose della storia. Nel 1885 Peter Carl Fabergé cominciò a realizzare per gli zar di Russia le famose uova di Pasqua in oro, argento, porcellana, vetro e pietre preziose.
Una serie di 52 esemplari, creati fino al 1917, traboccanti di gemme e decori. Talmente esuberanti da risultare quasi insopportabili!
Per tornare ad un uovo più essenziale, che recupera tutta la sua pulizia formale, bisogna attendere gli esperimenti fotografici di Man Ray degli anni Venti e Trenta.
Per ritrovare anche i significati simbolici dell’uovo bisogna, invece, guardare a René Magritte. Nei suoi dipinti surrealisti l’uovo, in gabbia o nel nido, torna a racchiudere un segreto, a raccontare un divenire.
L’uovo come oggetto solitario, misterioso, accarezzato dalla luce, è anche il soggetto preferito di Josef Sudek che per decenni ne ha raccontato la sua bellezza essenziale in decine e decine di scatti.
Oggetto surreale e metafisico per eccellenza, l’uovo non era sfuggito né a Giorgio De Chirico…
… né a suo fratello Alberto Savinio che ne nasconde tanti tra cataste di giocattoli abbandonati.
Ma il vero uovo surreale non poteva che essere quello di Salvador Dalì. È l’uovo in cui si trasforma la testa di Narciso, è l’uovo fritto in padella che penzola dal cielo, è l’uovo da cui nasce, addirittura, l’uomo nuovo.
Un uovo come un utero primordiale, dentro cui Dalì vorrebbe ritrovarsi (e tornare alle origini non si dice, appunto, “ab ovo“?).
Di Piero Manzoni e delle sue uova dadaiste firmate con l’impronta del pollice ho già parlato…
Per Lucio Fontana, invece, l’uovo è la “Fine di Dio”. Parlando della sua serie di tele forate, Fontana spiega: “Per me significano l’infinito, la cosa inconcepibile, la fine della figurazione, il principio del nulla“.
Non la pensava così Felice Casorati, che di uova e di figurazione se ne intendeva parecchio!
Gruppi di uova simili si trovano anche nei lavori di Andy Warhol. Nel suo caso, però, pur partendo dall’osservazione della realtà fatta con le Polaroid, Warhol arriva ad un risultato completamente grafico, in cui dell’uovo resta la sagoma, riempita di colori vivaci.
Quelle davvero pop sono le uova di Jeff Koons: impacchettate con tanto di alluminio colorato e un gran fiocchettone, o già rotte e scoperchiate, sono la parodia gigantesca dell’uovo di Pasqua.
Un tema, quello delle uova giganti, al centro della campagna di beneficenza lanciata da qualche anno proprio da Fabergé. A Londra e New York decine di uova d’artista vengono collocate all’aperto richiamando l’usanza della “caccia all’uovo“, la tradizione anglosassone di cercare nei giardini le uova nascoste dal coniglio pasquale…
Chiassose, divertenti sicuramente. Ma non sembrano particolarmente misteriose…
A me, invece, piacciono le uova con la sorpresa. Sarà la mia parte infantile, sarà che amo l’ironia e il non-sense. Ma le uova che preferisco sono quelle di Chema Madoz.
Uova che rimettono in gioco le nostre certezze. Uova che sono il prima ma anche il dopo.
Uova, come nell’opera di Escher, che ci ripropongono l’eterno dilemma: “Ma è nato prima l’uovo o la gallina?”
L’uovo per me è sempre una grande emozione! Anche quando le uova sono esposte su una bancarella o racchiuse nel cestino di ferro di antica memoria. Anche quando sono rotte in un tegamino pronte pe essere cotte. A questo proposito Le chiedo aiuto per ritrovare la riproduzione di un quadro di De Pisis esposto molto tempo fa a Brera. La ringrazio per il continuo stimolo allo studio e alla creatività
Grazie mille Laura. Forse il quadro è questo: Natura morta con le uova di Filippo De Pisis
Interessantissimo
grazie
Ho letto con piacere e interesse questo “viaggio” intorno all’uovo ben confezionato con le opere esaustive e di rapida lettura. Grazie.
Grazie a te, Laura.
meriteresti un’ Ovazione, accontentati di una buona Pasqua, visto che non a caso anche oggi è Pasqua.
Buona domenica e buona mangiata!
Certo che le uova di Faberge sono un altra cosa. Buona Pasqua
Bellissimo questo viaggio dell’uovo nell’arte. Grazie sempre ed auguri Emanuela. Tiziana Nicotra
Grazie, auguri anche a te!
Che meraviglia, spiegazione chiarissima e interessante. 🙂
Didatticarte posso chiederti se hai qualche libro da consigliarmi per approfondire il tema?
Grazie mille!
Grazie dell’apprezzamento. Purtroppo non ho bibliografie specifiche: quello che scrivo l’ho studiato in passato o l’ho letto sui siti dei musei.
Questo è un articolo ricco e interessante ma soprattutto dimostra tanto interesse e approfondimento del tema…
Vi seguiamo da tempo…continuate a divulgare l’arte…Grazie!
Grazie mille! (ma sono una sola persona)
che bravi. bravissimi
Molto interessante questa ricostruzione della presenza dell’immagina dell’uovo nell’arte. Mi permetto però di suggerire anche il mio piccolo libro”Mondo Uovo. Dialogo veritiero con l’uovo di Colombo” (La Vita Felice 2013) in cui ho immaginato di intervistare il mitico uovo legato alla figura dello scopritore dell’America.
Come al solito riesci a strutturare un percorso avvolgente e coinvolgente in cui lo spazio e il tempo mostrano tutta la loro relatività. Complimenti.
Grazie, Enzo!
E’ davvero sorprendente questo percorso
fare un salto nel passato sino ai giorni nostri grazie ad un uovo nessuno ci farebbe caso incredibile brava delle volte basta poco per spaziare nell’arte .saluti e buona pasqua
Ti ringrazio!
bellissimo excursus
grazie
😀
Ottimo articolo, pieno di immagini alcune delle quali poco note ma molto interessanti.Complimenti e…buona Pasqua!!
Grazie Gabriella! Buone feste
Ci vuole una straordinaria bravura per collezionare tanta arte con un tema come l’uovo; e poiché siamo in tema: Buona Pasqua!
Grazie! e auguri anche a te 🙂
Molto bello e interessante!