Se il mosaico diventa scultura
Nel mondo antico lo usavano per coprire i pavimenti e decorare le pareti. Dunque il mosaico nasce con tecnica bidimensionale.
Tuttavia la sua struttura particellare lo rende perfetto per adattarsi anche a superfici curve, cosa di cui si resero conto anche i Romani che usarono il mosaico per rivestire le nicchie delle fontane.
Da qui all’applicazione su superfici complesse, dove le curve concave si alternano a quelle convesse, il passo è stato breve. Già in epoca paleocristiana e bizantina compaiono alcuni straordinari fonti battesimali incassati a pavimento con tanto di postazioni per i battezzandi, completamente rivestiti di mosaico.
Questi manufatti sono stati rinvenuti tutti in Tunisia, dove i mosaicisti avevano raggiunto livelli di grande maestria.
È davvero curioso che a distanza di 1500 anni queste forme siano tornate nelle vasche idromassaggio. Ma stavolta si tratta di volgarissima plastica… altro che mosaico!
Nei secoli seguenti il mosaico rimane sempre confinato all’ambito dell’architettura, come negli splendidi interni della basilica di San Marco (XII secolo).
Dunque il mosaico non ricopriva mai oggetti autonomi ma sempre superfici integrate all’architettura. Per vedere delle sculture musive dobbiamo spostarci dall’altra parte dell’oceano dove, tra il XIII e il XVI secolo, gli Aztechi rivestivano con mosaici di turchesi maschere e altri oggetti rituali.
Per trovare qualcosa del genere dalle nostre parti occorre aspettare davvero tanto. Uno dei primi esperimenti che mi vengono in mente sono quelli realizzati da Antoni Gaudì a Parc Güell, a Casa Batllò, alla Pedrera e alla Sagrada Familia tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. In quel caso si tratta del trencadis, un mosaico realizzato con pezzi di piastrelle spezzati in modo irregolare.
Quello di Gaudì, però, rimane un linguaggio isolato e sempre confinato all’architettura. Per trovare le prime vere sculture in mosaico bisogna tornare in Italia. Qui, nel 1933, si tenne a Roma una mostra sull’arte mesoamericana. Un evento che portò alcuni artisti a ripensare il mosaico – già recuperato in chiave pittorica da Gino Severini – in forma tridimensionale.
È il percorso raccontato da un’interessante mostra tenuta nel 2018 al Museo d’Arte di Ravenna, la città del mosaico per eccellenza. Ecco due esempi di Orodè.
Vi stupirà sapere che l’iniziatore di questa nuova tecnica è stato Lucio Fontana (1899-1968), un artista poliedrico conosciuto ai più solo per i tagli nelle tele.
Le sue sculture, generalmente volti e animali, prendono, grazie al mosaico, una consistenza brillante e surreale. Diventano cangianti e preziose, anche per via dell’abbondante ricorso alle tessere d’oro di bizantina memoria.
Negli stessi anni, con esiti differenti, lavora alle sculture musive anche Mirko Basaldella (1910-1969). Il suo Furore, che mi ricorda lo schizzo di Leonardo per la battaglia di Anghiari o l’anima dannata di Bernini, è una grande maschera variopinta.
Intanto in Francia, a Chartres, il cantoniere Raymond Isidore cominciava la sua incredibile opera musiva: per oltre vent’anni, dal 1936 al 1962, ha rivestito la sua casa e i suoi arredi con frammenti di ceramica fino a ottenere un incredibile capolavoro naïf. Conosciuto come Maison Picassiette, prende il nome dalle stoviglie (assiettes, in francese) usate per rivestirlo.
Questo tipo di rivestimento, più trencadis che mosaico, ritorna in un’opera surreale e stravagante realizzata in Toscana tra il 1979 e il 1996. È il Giardino dei Tarocchi, il parco di sculture creato dall’artista francese Niki de Saint Phalle.
Ricordano le grandi creature musive di Marialuisa Tadei, come il polpo blu disteso sul prato dello Yorkshire Sculpture Park, in Gran Bretagna (realizzato dal Gruppo Mosaicisti Ravenna).
Più recenti sono invece le sculture di Athos Ongaro. In questo caso il mosaico restituisce un aspetto prezioso a figure piuttosto ordinarie (anche queste prodotte presso la bottega del Gruppo Mosaicisti Ravenna).
Un grande stimolo alla realizzazione di sculture musive è arrivato da Bisazza, il produttore di mosaici per interni. Assieme al designer Alessandro Mendini hanno creato intere collezioni di oggetti giganti sfavillanti di tessere d’oro.
Non poteva mancare la mitica poltrona Proust, sempre di Mendini, in versione mosaico e in dimensioni mastodontiche.
Gli esempi, di livelli anche molto vari, sono tanti. Vi rimando alla raccolta su Pinterest per scoprire altre sculture.
Qui voglio chiudere con un’opera commovente e affascinante. Un manto di mosaico posato su un sarcofago, con la pesantezza propria dei tappeti e la lucentezza degli ori di Bisanzio.
È la tomba dell’indimenticabile ballerino russo Rudolf Nureyev (1938-1993) nel cimitero di Sainte-Geneviève-des-Bois, vicino Parigi.
Progettata dello scenografo Ezio Frigerio e realizzata in mosaico dallo Studio Akomena di Ravenna, raffigura un kilim caucasico, un tipo di tappeto che Nureyev amava molto e presenta venti tonalità di rosso e dieci di oro.
Prima o poi andrò a vederlo. Mi piace molto perché è un gioco di illusioni. Sembra morbido ma è durissimo. Sembra caldo ma non è nemmeno tiepido. È qualcosa che mette assieme il Barocco e la Pop Art, il talento e la sorpresa.
E quando ci sono questi ingredienti, là c’è l’arte.
Buonasera,
grazie per aver inserito due mie sculture in mosaico, esposte nella mostra al Mar di Ravenna, tre anni fa. Manca peró il mio nome.
Interessante articolo,
saluti,
Orodè
Quali sono? Sul sito della mostra le immagini non avevano indicazioni.
Grazie della risposta. Dopo le opere di Gaudí e la Composizione di Severino c’è una foto con due sculture in mosaico ceramico. Sono due mie opere.
Qui il mio sito: http://www.orodedeoro.com
Perfetto, correggo subito. E complimenti!
Passo ogni tanto e mi piace leggere i tuoi ultimi articoli 🙂 questo è uno degli ultimi postati! Sempre in gamba!
Grazie mille, Paola.
Grazie sempre a te! Ad maiora!
Molto interessante tutto l’articolo e il monumento funebre per Nureyev mi ha veramente meravigliato. Grazie Emanuela, imparo sempre qualche cosa di nuovo.
Buon venti venti.
Luisa
Grazie sempre, Luisa. Buon nuovo anno anche a te!
Grazie!
Come sempre i tuoi articoli sono illuminanti, aprono nuovi orizzonti di ricerca e riflessione;
ti seguo sui vari social con grande interesse.
Approfitto per augurare a te e alla tua splendida famiglia, un buon anno! Auguri
Ti ringrazio tanto!
Ignoravo alcune opere… grazie! Organizzerò qualche viaggio alla scoperta di nuovi mosaici ; )
L’arte musiva e’ un’esplosione di luce e colori che mette allegria! Brava Emanuela.
Grazie 🙂
Bello, ho imparato delle cose moltointeressanti!
Aggiungerei anche il Rock Garden di Chandigarh in India.
Ne vale la pena!
Che dirti: sei grande e mi riconosco nella tua ricerca creativa. Tu onori una fantastica disciplina tra le più ricche di imput culturali . (è la prima volta che scrivo un commento sulla tua pagina)
Grazie mille, Viola!
Ho appena finito di leggere il tuo libro Artemondo, è bellissimo ora avere molte più informazioni per seguire i tuoi post, che già prima mi piacevano. Dei mosaici romani mi piace molto l’accostamento di colori. Particolare è la casa di Isidore. Ma il tappeto sulla tomba supera tutti: sembra vero!
Ti ringrazio!
Ciao Emanuela ed auguri per il nuovo anno. Questo tuo articolo amplia i confini della mia conoscenza dell’arte. Non perché non conoscessi il mosaico, ma per l’utilizzo fatto in questo campo dell’arte che sconoscevo completamente. Il Furore di Basaldellanon è meno forte ed espressivo di quelli di Leonardo e Bernini. Complimenti
Grazie mille, Ugo!
Cara Emanuela, un inizio anno strepitoso !!
Tanti saluti e auguri da un’affezionatissima “amica”.
Roberta Ceolin
Grazie di cuore, Roberta! Buon Duemilaventi anche a te 🙂