La valigia nell’arte, tra libertà ed esilio
Se c’è un oggetto capace di rappresentare due concetti diametralmente opposti, quello è la valigia. Perché è viaggio, libertà, ma anche distacco, esilio. Due aspetti che l’arte ha raccontato in tanti modi diversi soprattutto negli ultimi anni, ora che la valigia classica, quel parallelepipedo squadrato con la maniglia, non esiste più.
Eppure non è nemmeno un oggetto antico. La sua storia comincia assieme a quella dell’automobile sulla quale gli antichi bauli da viaggio erano difficili da caricare. Ma è diventata subito un simbolo, un’icona. Oggetto evocativo in ogni sua manifestazione.
E gli artisti non se la sono fatta scappare…
Spesso è in gruppo con altre valigie. Posate per terra in modo disordinato, sembrano attendere pazientemente di esser riprese e continuare il viaggio.
Ma a volte il padrone non tornerà più. E mucchi di valigie vuote o intere pareti ben ordinate raccontano meglio di ogni altro documento la tragedia dell’Olocausto.
Il muro di valigie può essere un blocco compatto o un lungo serpente che si snoda nello spazio. La valigia diventa quindi barriera, non più possibilità.
Oggetto misterioso, contenitore di vite e di storie, la valigia messa in fila o in pile verticali suscita un senso di inquietudine. Quello dato dalle composizioni seriali, ossessive e ipnotiche.
C’è anche la valigia-ossimoro. Quella che contiene se stessa infinitamente, come una matrioska. O quella fissata al pavimento, ferma per sempre nello stesso punto.
Ancora più surreali sono le valigie di pietra. Impossibili da sollevare, raccontano di viaggi che non avranno mai inizio.
Ma poi quel blocco rigido e inamovibile riesce a levitare. Il viaggio sembra aver inizio, anche senza viaggiatori.
E la valigia si riempie di vedute, di paesi, di cieli e di profumi. Come quella di Jean-Michel Folon al Giardino delle rose di Firenze.
O quella del viaggiatore in mezzo al prato.
Una valigia da riempire di mondo. Sì perché nella valigia ci può stare di tutto.
Marcel Duchamp, ad esempio, si era fatto una valigia con dentro sessantuno riproduzioni dei suoi lavori (incluso un orinatoio in miniatura).
Ma dentro ci possono stare intere città…
A volte il contenuto della valigia è sulla sua superficie. Come quelle di Yuval Yairi, che sembrano diventare gli schermi di vecchi film.
Decisamente più pop è la valigia dipinta da John Wesley. Come un oggetto trasparente, sembra rivelare il suo contenuto: una donna nuda, rannicchiata nel bagaglio.
Dalle valigie dipinte alle valigie nei dipinti il passo è breve.
Lo spagnolo Cristóbal Toral ne ha fatto una vera ossessione. Distese di valigie riempiono la tela. Malconce, vissute, sembrano trattenere ricordi e sofferenza.
Le valigie di Toral sono così abbondanti che finiscono per sostituire addirittura i personaggi de Las Meninas…
Naturalmente anche Folon di valigie ne ha dipinte tante. Ma le sue sono sognanti e leggere.
Delicate come quelle del ‘silent book’ The arrival, di Shaun Tan. Un racconto fatto solo per immagini che inizia con una valigia preparata per migrare e si snoda nel percorso difficile del viaggio lontano da casa.
Cos’è allora la valigia per gli artisti?
Un oggetto magico, direi. Capace di contenere passato e futuro. Una piccola casa, uno scrigno della memoria.
Un peso, ma anche un trampolino, la valigia è sinonimo di viaggio. E il viaggio è conoscenza, è occasione. Non importa la fatica. Importa scoprire e imparare.
Buongiorno Emanuela, mi sono imbattuta nel tuo sito diverso tempo fa, insegno Arte e Immagine in una scuola secondaria di primo grado, ogni tanto vengo a dare una sbirciata… Lo trovo molto bello, interessante e profondo, riesci anche a far guardare l’arte sotto prospettive diverse da quelle usuali.
Questo tuo intervento sulla valigia nell’arte mi ha fatto venire un’idea per realizzare con i ragazzi un compito di realtà, dopo aver fatto vedere come i vari artisti lavorano sul tema della valigia chiamerò i ragazzi a lavorare con una loro valigia… (che porteranno proprio fisicamente a scuola) potrà essere la valigia dei loro sogni o delle loro paure, potrà essere la valigia delle loro emozioni o quella del loro dolore e così via… saranno liberi di decidere che cosa la loro valigia dovrà rappresentare. Alla fine realizzeremo un’installazione lungo il corridoio della scuola con le loro valigie. Coinvolgerò anche l’insegnante di lettere… secondo me verrà fuori un bel lavoro!
Grazie per l’apprezzamento, Irene. Questa idea della valigia degli studenti è bellissima! Fammi sapere gli sviluppi 😀
Certamente! Quando finiremo il lavoro ti aggiornerò… il progetto si sta già allargando.. intanto inizieremo con il far disegnare a gruppi le valigie personali degli scrittori, poeti che stanno studiando, ad esempio la valigia di Foscolo, quella di Leopardi, quella di Manzoni ecc… vedremo come le rappresenteranno e che cosa ci metteranno all’interno, l’obiettivo è riuscire a far capire a chi appartiene la valigia senza che venga specificato con una didascalia…
Che meraviglia! Alla fine si potrebbero realizzare davvero con vecchie valigie e creare un’installazione artistico-letteraria!
Complimenti, immagini e parole sempre intelligenti, mai retoriche. In ogni angolo di questo bellissimo sito.
Grazie, Massimo!
Muchas gracias. Como siempre ilustrativo, interesante y didáctico.
😀
Interessante
Un’analisi davvero incredibile. Tra le trasposizioni più tristi dell’elemento valigia quegli accumuli nei campi di sterminio dell’Europa nazista..
È vero. Si va oltre i concetti del titolo: non è simbolo di esilio,meno che mai di libertà. È un viaggio senza ritorno.
… Bellissimo
il cestino della merenda per l’asilo…. la prima valigia per il primo viaggio… da solo… lontano dalla famiglia
Ci proteggeva come la copertina di Linus. Lo ricordo anch’io!
Molto bello. Fanno riflettere sui diversi contesti così ben richiamati.
Grazie.
X noi, scuola dell’infanzia, la valigia è stata l’oggetto che ci ha accompagnato in un intero anno scolastico in un progetto multiculturale, dove i genitori stranieri hanno messo dentro canzoni e/o giochi in lingua straniera. Alla fine abbiamo dato vita ad un albero delle valigie, dove ogni valigia rappresenta una individualità, con il proprio bagaglio di esperienze e speranze, ma tutte frutti dello stesso albero.
Con questo progetto abbiamo vinto il Label europeo delle lingue 2016.
Bellissimo progetto. Complimenti Sabrina!
Che bel viaggio e senza neanche alzarmi dalla sedia! Grazie.
Perfetto per chi si sente fiacco!
Come SEMPRE, G R A Z I E !
🙂
come sempre, ottime scelte, molto ben commentate e stimolanti……
Grazie, Gabriella!
Quanti ricordi ed emozioni e tristezza mi ha evocato questo bellissimo post. Grazie.
Grazie a te, come sempre.
Magnifico!
Bellissimo.
Grazie.
😀
Bellissimo post! Ricco, interessante, completo, anche inaspettato, perché non mi ero mai soffermata sulla grande produzione artistica che ha stimolato questo oggetto dalla simbologia così evocativa. Condividerò senz’altro il tuo articolo sulla pagina Facebook del mio blog Fantastic Nonna.
Grazie mille!
Davvero straordinario, come tutti i tuoi argomenti. Li adoro…Complimenti
Ti ringrazio, Carmela.
Interessantissimo bella carrellata di immagini
Grazie!