Una passeggiata al Museo Tattile Omero di Ancona
Vietato non toccare. Questa è la parola d’ordine del Museo tattile Omero di Ancona. Un museo straordinario ospitato in una sede altrettanto eccezionale: la Mole Vanvitelliana, una fortezza di forma pentagonale circondata dalle acque del porto di Ancona.
Luigi Vanvitelli la realizzò tra il 1733 e il 1743 per farne il lazzaretto di Ancona. Una struttura funzionale, dunque. Ma di una bellezza data dalla sobrietà dell’insieme e dalla raffinatezza dei particolari. Il tempietto centrale, in particolare, è un gioiellino di proporzioni e geometria.
Quando sono arrivata all’ingresso della Mole, in un giorno di pioggia, non sapevo ancora cosa mi aspettasse. Ho attraversato una serie passaggi, un lungo tunnel e mi sono ritrovata nel cortile pentagonale, come se avessi fatto un viaggio a ritroso nel tempo…
Una delle ali della Mole è sede del Museo Omero. Qui mi aspetta la bravissima Annalisa Trasatti, coordinatrice dei servizi, per guidarmi alla scoperta di questi spazi.
Il primo posto dove mi porta non è l’esposizione ma il laboratorio didattico. Mi spiega il senso di questo museo: sviluppare il rapporto tattile con le cose deve essere una modalità di scoperta per tutti, non solo per i non vedenti. Per questo nel laboratorio si può scoprire il Braille, un alfabeto geniale inventato nel 1829, completamente tattile, e tanti libri da toccare per bambini.
Questi libri mettono insieme materiali morbidi e duri, caldi e freddi. Perché l’esperienza tattile diventi un modo per conoscere alternativo alla vista. E mi ricordano tanto gli stupendi Prelibri di Bruno Munari.
A questo punto la visita può cominciare. Scendiamo ad uno spazio intermedio: mattoni, legno e travi in ferro per questi grandi ambienti dove stanno i modelli architettonici e calchi in gesso di sculture classiche.
In mezzo alle statue trovo una vecchia conoscenza… Federico da Montefeltro nel ritratto di Piero della Francesca. Ma questo è in bassorilievo.
Provo a toccarlo. L’abitudine di mantenermi a distanza dalle opere d’arte (anche se ho sempre la tentazione di entrarci in contatto) mi fa trattenere. Ma qui è diverso: qui si deve toccare tutto, anzi “accarezzare” come dice Aldo Grassini, il Presidente del Museo. E devo dire che il mio Duca di Urbino in 3D non è mica male! Così come il Cupolone di Michelangelo.
Ogni tanto, però, mi scappa l’approccio visuale; ma come trattenermi di fronte a due silhouette che si stagliano davanti a una profonda finestra strombata?
Prima di scendere al piano terra, sede del museo vero e proprio, mi imbatto in un altro vecchio amico: il Pantheon di Roma in uno splendido modello sezionato.
È perfetto in ogni dettaglio. È didatticamente efficacissimo. Se solo potessero toccarlo i miei studenti! Altro che slide e video proiettati in classe… ci vorrebbe una sezione di modelli architettonici, nella mia scuola. Faccio mentalmente uno dei miei tanti buoni propositi: un laboratorio di modellismo, dove i ragazzi stessi realizzeranno i modelli per gli altri. Perché ancora più efficace di vedere e toccare è costruire con le proprie mani.
Ed eccoci al piano terra. Qui si spalancano davanti ai miei occhi le meraviglie del museo Omero. Un percorso ricco di opere sotto splendide volte a crociera in mattoni.
Arrivando dai piani superiori mi accoglie subito la Pietà. Certo, è una copia. Ma identica all’originale e pronta a farsi toccare da ogni parte. E basta girare lo sguardo per trovare altri pezzi di Michelangelo.
Tutte opere che non possono essere toccate in originale. Cosa che, per i non vedenti, crea un cortocircuito con quanto previsto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. All’art. 27 sta scritto infatti: “Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”.
L’accessibilità, dunque, è un diritto, non una concessione facoltativa. Ovviamente, nel caso dei ciechi, si pone una questione di conservazione: i dipinti non si possono toccare (a parte il fatto che per per loro natura offrono pochissime informazioni tattili), ma si possono riprodurre in rilievo. Le sculture, invece, potrebbero essere accessibili al tatto, anche con eventuali guanti in lattice o pulizia delle mani col disinfettante.
Insomma, le opere si si possono vedere anche con le mani ma chiamarle ancora arti visive è già un limite linguistico e concettuale ad un approccio inclusivo.
Mi aggiro tra le le sale. Naturalmente non poteva mancare il poeta cieco a cui è intitolato il museo. Eccolo qui. Omero. Pronto a farsi accarezzare, con la sua grande targhetta in Braille e posto ad altezza di bambino.
Arriviamo all’ingresso ufficiale del Museo. La grafica accattivante conferma il sottotitolo di questo luogo: il museo da amare con gli occhi e con le mani.
Qui dietro si apre la sezione di arte contemporanea. Annalisa mi spiega che molte di queste opere, quasi tutte in bronzo, non sono copie ma originali.
C’è Consagra, De Chirico e tanti altri. E io non me ne sono fatta scappare nessuno!
Ogni superficie è una scoperta. L’arte contemporanea, qui, non è più un mistero!
La visita è finita. E io, come si dice dalle mie parti, mi sono arricriata! Un’espressione traducibile come: mi sono ri-creata, sono nata di nuovo. E proprio una sensazione di rinascita è quella che lascia questo museo. Vedi l’arte con occhi nuovi, anzi la tocchi con mani nuove!
PS. Recentemente l’allestimento è cambiato. L’esposizione è stata portata tutta al primo piano ed è ancora più bella di prima. Eccola in due scatti di Luna e Alia Photo-Videography.
Grazie Profe, sono finalmente riuscita a visitarlo con Lei. Mi sono trovata già due estati in vacanza da quelle parti ma il Museo ha orari ridotti e non ero riuscita a visitarlo come mi ero invece prefissata, ma quest’anno ce la metterò tutta!
Un caloroso saluto, Silvia
Ottimo. Grazie a te, Silvia.
Foto fantastiche! La luce Manu …
Grazie Gianfranco 🙂
Un grazie enorme prof.ssa Pulvirenti, da quando ricevo le sue news letter vedo le opere d’arte con consapevolezza mentre prima il mio approccio era solo istintivo.
Cordiali saluti e ancora grazie
Grazie a te, Umberto!
Ciao Emanuela. Mi arricriai anch’io, con il tuo blog…
😀
questo museo ci fa tornare bambini, dove toccare è il primo passaggio per imparare…imparare…non si finisce mai, l’arte poi che è stato il primo linguaggio della nostra comunicazione ci dimostra ancora una volta quante potenzialità può fornire.
Grazie Emanuela, contributo speciale.
A presto.
Luisa
Ti ringrazio!
Un servizio completo e accurato. Grazie Emanuela!
😀
Geniale dovrò fare nuovamente visita.
Ottimo!
E’ una piacevole scoperta l’esistenza di eccelenze in Italia delle quali nulla si sa, ( mentre se si tratta di un qualsiasi pallonaro non ci sono segreti), grazie Emanuela per lo spirito con il quale rendi partecipe della bellezza e della cultura un ignorante come me.
Grazie a te, per esserti fatto condurre fino ad Ancona 😉
Naturalmente è ben più piccolo, ma interessante, anche per visite di scolaresche, credo: https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g187888-d10279266-Reviews-Polo_Tattile_Multimediale-Catania_Province_of_Catania_Sicily.html
Grazie Enrico. Ho proprio una classe da portarci!
Bellissimo. Cone certamente saprà anche a Catania c’è un museo tattile.
No, non l’avevo mai sentito nominare. Forse hanno poca visibilità sul web…